Il Louvre celebra i grandi maestri del disegno bolognese

Si è aperta la mostra dedicata alle preziose opere del Cinquecento: da Francesco Francia ad Amico Aspertini, un secolo di creatività

Parigi, 22 settembre 2022 - Prima ancora di essere una mostra, quella che si è inaugurata ieri pomeriggio al Louvre di Parigi è un ideale racconto di Bologna, della sua storia, della sua cultura e dei suoi tesori, anche perduti. Dai preziosi disegni bolognesi del ‘500, eccezionalmente esposti alla Rotonda Sully , proprio accanto alla famosa Piramide, i visitatori possono cogliere tutta la suggestione, la bellezza e la ricchezza di una città-gioiello che ha fatto scuola. "Questi 44 fogli sono testimonianze di un fervore che ha attraversato la città lungo tutto il XVI secolo", spiega Roberta Serra , bolognese, ricercatrice del Dipartimento Arti grafiche del Louvre e curatrice dell’esposizione che resterà aperta fino al 16 gennaio 2023.

Roberta Serra, bolognese: alle sue spalle un dettaglio del Bagnacavallo
Roberta Serra, bolognese: alle sue spalle un dettaglio del Bagnacavallo

E diventano anche un indubbio ‘spot’ per Bologna, proprio nel cuore del museo più visitato al mondo. Dal primo classicismo di Francesco Francia fino alla forza del disegno di Bartolomeo Passerotti , il percorso è suddiviso in quattro sezioni che volutamente nell’allestimento sono contraddistinte da altrettanti colori, il mattone, il beige, l’ocra: "Sono le tinte di Bologna, una città colorata e accogliente", ha sottolineato la curatrice durante l’anteprima. Nelle collezioni grafiche del Louvre (che contano 240mila disegni) le opere di autori bolognesi sono circa 500, dunque la mostra ne propone appena una decima parte: disegni bolognesi erano presenti già nella ricca raccolta del banchiere Everhard Jabach che Luigi XIV, il Re Sole, acquistò nel 1671, segno di una fama assai radicata degli artisti di terra emiliana.

All’ingresso , il primo incontro è con la ’Giuditta’ di Francesco Francia : eseguito nel 1505 su pergamena, con un’attenzione minutissima ai dettagli, il disegno è un’opera finita, quasi certamente destinato alla famiglia Bentivoglio. E accanto, ecco il delizioso taccuino di disegni di Peregrino da Cesena : esposto sotto teca, si può ‘sfogliare’ su un tavolo interattivo. Poi i fogli di Amico Aspertini , con la sua fantasia stravagante. Dal 1520 in poi, si afferma un nuovo classicismo nutrito anche della grandezza di Raffaello che nel 1514 aveva inviato a Bologna la meravigliosa ’ Estasi di Santa Cecilia ’: i disegni di Bartolomeo Ramenghi detto il Bagnacavallo e Biagio Pupini segnano dunque un’evoluzione, l’avvento di tocchi di colore e di matita bianca, ombre, luci. In mostra anche la ’Moltiplicazione dei pani e dei pesci’, quasi certamente il disegno preparatorio per uno degli affreschi che i due artisti realizzarono nel convento di San Salvatore e che sono andati perduti.

Sono invece tuttora ben visibili i cicli pittorici di Palazzo Poggi , capolavoro di Pellegrino Tibaldi : forte di esperienze romane e di suggestioni michelangiolesche, è l’unico a utilizzare la sanguigna per i suoi disegni, come nel potente ’Eolo’ che richiama proprio gli affreschi voluti dal cardinale Poggi. È il nuovo manierismo che si ritrova anche nell’eleganza di Orazio Samacchini o di Giovanni Francesco Bezzi , detto il Nosadella , di cui ammiriamo un ’Mercurio’ , disegnato nel 1558 forse per gli affreschi del palazzo Bolognetti. Dalla linea al colore, si torna alla linea con l’incanto dei disegni di Bartolomeo Passerotti , i cui disegni sono talmente definiti da assomigliare a incisioni al bulino: il suo ’Giove seduto sulle nubi’ (ispirato dalla statua dell’Eufrate scolpita da Giambologna per il Giardino di Boboli a Firenze) è stato scelto dal Louvre come immagine della mostra. Che si chiude – ancora una volta – con un riferimento bolognese: da uno dei disegni di Bagnacavallo è stato infatti catturato un dettaglio, ingrandito in alta definizione su una parete, "con una sequenza di arcate che ricordano i portici – sottolinea Roberta Serra –. Sono il simbolo di Bologna. Non potevano mancare qui".

 

 

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