AMALIA APICELLA
Cultura e spettacoli

Margherita Gamberini: “Il mio Piccolo Coro”

La nuova direttrice si presenta oggi nel podcast ’Il Resto di Bologna’: “La cosa più impegnativa? Guadagnarsi la fiducia dei bambini”

Margherita Gamberini: “Il mio Piccolo Coro”

Bologna, 29 maggio 2025 – E’ nata a Bologna quasi 29 anni fa, città che ha sempre chiamato ‘casa’. Da un mese, ovvero da quando si è sposata, vive poco fuori, a Casalecchio di Reno. Laureata in Lettere classiche e diplomata in Didattica della musica, Sassofono e Musica d’insieme per fiati al Conservatorio Martini, Margherita Gamberini è da qualche mese la nuova direttrice del Piccolo Coro dell’Antoniano.

MARGHERITA GAMBERINI CON IL PICCOLO CORO DELL_ANTONIANO
In mezzo ai bambini, Margherita Gamberini, 28 anni, direttrice del Piccolo Coro dell’Antoniano

I ricordi legati allo Zecchino d’Oro risalgono a quando era una bambina. Anzi, già una piccola musicista perché ha iniziato a suonare il pianoforte a sei anni. È la più grande di cinque fratelli e racconta che quando la mamma accendeva la tv, ad incantarla era lo strano meccanismo televisivo: chissà come facevano quei bimbi, piccoli quanto lei, ad apparire sullo schermo. Mai avrebbe immaginato che un giorno li avrebbe addirittura diretti.

È possibile ascoltare l’intervista completa nella puntata di oggi del podcast ’il Resto di Bologna’, disponibile sulle piattaforme di streaming.

Gamberini, la direzione del Coro era un sogno del cassetto?

“Non era tra i miei progetti, ma sicuramente racchiude ciò che amo fare: sono un’insegnante di musica, ho sempre cantato e diretto. Mi sono ritrovata in una posizione che mi piace molto”.

Quando si è avvicinata alla musica?

“A sei anni ho chiesto a mia mamma di prendere lezioni di pianoforte, era un passatempo, facevo sport e tante altre attività. Ho sempre cantato nel coro della parrocchia, mi piaceva moltissimo. Dopo la maturità classica al Minghetti mi sono iscritta al Conservatorio, dove ho studiato anche canto lirico per qualche anno. Sto continuando ad approfondire le mie conoscenze musicali”.

Il suo approccio con i bambini è affine alla metodologia Orff. In cosa consiste esattamente?

“Si cerca di sviluppare la creatività e la musicalità dei bambini attraverso l’esperienza pratica. Mi piace il parallelismo con la lingua italiana: un bimbo prima inizia a parlare e poi a scrivere”.

Un bilancio di questi primi mesi di direzione?

“All’inizio ero un po’ spaventata. Ho cercato di inserirmi con calma e in punta di piedi. Sono grata al maestro Stefano Nanni, che mi ha accompagnata e tutt’ora è un punto di riferimento”.

Ha attraversato qualche momento di difficoltà?

“L’aspetto più impegnativo è stato guadagnare la fiducia dei bimbi, che da tanto tempo erano abituati a lavorare con la direttrice precedente”.

Sabrina Simoni, ex direttrice, a gennaio ha lasciato l’incarico per “mancanza di sintonia e dialogo”, spiegò in un post sui social. Ha avuto modo di sentirla e confrontarsi con lei?

“Purtroppo no. Mi sarebbe piaciuto: penso che Sabrina sia una musicista a cui ispirarsi, un confronto sarebbe bello”.