REDAZIONE BOLOGNA

“Nessuno canti per il re”: la visita di Vittorio Emanuele II osteggiata dai preti fedeli a Pio IX

Era il 1860: nella basilica di San Petronio i prelati si rifiuteranno di cantare il ‘Te Deum’. Due soli ecclesiastici si schierarono con il nuovo governo: ma poi ritrattarono

Vittorio Emanuele II nel maggio del 1860 fu in vista a Bologna

Vittorio Emanuele II nel maggio del 1860 fu in vista a Bologna

Bologna, 18 marzo 2025 – La visita di Vittorio Emanuele II nel maggio del 1860 fu un evento che segnò la storia di Bologna. La città, raccontano le cronache, accolse il futuro Re dell’Italia unita (la proclamazione è del 1961) con entusiasmo, tra folle osannanti, il sindaco Luigi Pizzardi e il ministro Luigi Carlo Farini. Eppure, la giornata sancì anche una spaccatura tra clero e monarchia, come si legge in un articolo pubblicato da ‘Nelle valli bolognesi’, magazine trimestrale su natura, cultura e tradizioni locali edito da Emil Banca, diffuso nelle sedi dell’istituto e in allegato al nostro quotidiano, da cui prendiamo ampi stralci.

Il momento più significativo della visita avvenne nella Basilica di San Petronio, dove il sovrano si trovò di fronte a un’accoglienza tutt’altro che festosa. Il clero bolognese, fedele a Pio IX e ostile alla monarchia sabauda, si rifiutò di intonare il Te Deum in onore del Re. Colta di sorpresa, la Prefettura cercò di porre rimedio reclutando sacerdoti da fuori città, ma il risultato fu un’esecuzione caotica e imbarazzante.

Nonostante ciò, la stampa rivoluzionaria dipinse l’evento come un trionfo per la monarchia, in contrasto con i documenti dell’Archivio di San Petronio che attestano il dissenso del clero locale.

Due soli ecclesiastici si schierarono apertamente con il nuovo regime: il canonico Cesare Pasi, fervente patriota, e il priore Giovanni Battista Bontà, che fu incaricato di leggere un messaggio di omaggio al Re.

Quando Vittorio Emanuele gli chiese una copia del discorso, Bontà tentennò, promettendo di consegnarla in bella copia il giorno dopo. Il sovrano, impaziente, gli strappò il foglio di mano, voltandogli le spalle con gesto secco. Più tardi, sia Pasi sia Bontà ritratteranno.

Questa vicenda segnò una frattura insanabile tra la Chiesa bolognese e il nuovo potere. Molti sacerdoti evitarono il confronto, fingendosi malati o rifugiandosi nelle campagne.

Monsignor Gaetano Ratta, Primicerio di San Petronio, venne arrestato per aver comunicato al clero l’ordine di Roma di non cantare il Te Deum. Condannato a tre anni di carcere e a una multa, pagò cara la sua fedeltà alla Santa Sede.

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