Bologna, 8 gennaio 2025 – La storia di Trebisonda Valla, per tutti semplicemente Ondina è raccontata nella puntata di oggi del podcast ‘il Resto di Bologna’, disponibile sulle piattaforme di streaming. Classe 1916, bolognese, il 6 agosto del 1936 diventa la prima azzurra a vincere una medaglia olimpica ai giochi di Berlino. Gareggia negli ottanta metri a ostacoli, elevandosi a leggenda dell’atletica leggera. Il giornalista Marco Tarozzi le ha dedicato un secondo libro: Ondina. Il sorriso che ha cambiato il mondo (Minerva).
Ondina si fa notare fin da giovanissima per la sua determinazione e le sue doti, ai campionati studenteschi bolognesi gareggia con la concittadina e compagna di scuola all’istituto Regina Margherita, Claudia Testoni, rivale per tutta la carriera, ma amica per una vita. A 13 anni è già eletta protagonista della disciplina, l’anno successivo diventa campionessa italiana assoluta e viene convocata in Nazionale, quando già indossa i colori della Virtus Atletica Bologna. Quell’anno pone un sigillo sul primo dei 21 record italiani, 14 secondi sugli ostacoli (imbattuto per 18 anni). Desidera andare alle Olimpiadi del 1932 a Los Angeles, ma le viene impedito.
“Sarei stata l’unica donna della squadra di atletica e così mi dissero che avrei creato dei problemi su una nave piena di uomini. Non era accettabile vedere una donna correre svestita Oltreoceano”, spiega nel libro di Tarozzi. Il fatto è che i Patti Lateranensi sono stati siglati da appena tre anni e “il Vaticano era contrario allo sport femminile”, denuncerà poi Valla, che dovrà aspettare i giochi del 1936. La sfida a Berlino è “tutta bolognese: Valla contro Testoni”. Ondina dirà anni dopo che la notte prima della finale si riposa “poco e male. Preoccupatissima anche per certi dolori muscolari”.
Ma il commissario tecnico della Nazionale consegna al massaggiatore Giarella delle zollette di zucchero imbevute di cognac, un rimedio antico. Il fotofinish incorona Ondina Valla campionessa olimpionica, Claudia Testoni arriva quarta. Bologna rimarrà nel suo cuore anche quando si trasferirà in Abruzzo, a Pescara e poi a L’Aquila. Nel 1944 sposa il medico Guglielmo de Lucchi, conosciuto al Rizzoli, e l’anno dopo nasce Luigi, cui lei si dedica a tempo pieno. A L’Aquila Ondina e Guglielmo acquistano una villa che trasformano in clinica per il recupero di traumatologie sportive ed elioterapie. Rimarrà attiva fino al 1964, anno della prematura scomparsa del dottor de Lucchi. Lei, però, diventa un’imprenditrice di tutto rispetto, conosciuta, stimata, sfreccia da una parte all’altra della città su una Dauphine Renault cabrio di un rosso fiammante. Lo stesso colore, “rosso fuoco”, ricorda Tarozzi, lo indosserà in un’occasione speciale: a Bologna, alla festa dei 125 anni della Virtus, la “sua” società. Nel 1997 Ondina ha 80 anni e quando sale sul palco, assieme a un’altra leggenda virtussima, Pino Dordoni, “tutti i presenti si alzano in piedi: questione di rispetto, di fronte al mito”. Muore nel 2006 a L’Aquila.