
Bologna, 13 settembre 2023 – Il poeta maledetto Emanuel Carnevali è il protagonista della nuova puntata del nostro podcast gratuito ‘il Resto di Bologna’. Per ascoltarlo potete scaricarlo dal nostro sito web o dalle principali piattaforme come Spotify, Apple e Google Podcast.
Per scoprire la vita di questo poeta che ha vissuto tra la via Emilia e il West, bisogna partire da Bazzano. Qui ci sono due targhe che lo ricordano e un archivio con le sue carte preziose. Ma chi era Carnevali? Una via di mezzo tra Rimbaud e Dino Campana, di cui, purtroppo si ricordano in pochi. Cantanti e band musicali, soprattutto, come il gruppo bolognese Massimo Volume. E dire che Carnevali proprio a Bazzano ha passato la maggior parte dei suoi anni bolognesi. Il padre, commissario prefettizio nella cittadina a una manciata di chilometri da Bologna, lo fece tornare e ricoverare all’ospedale. Prostrato dalla malattia, un’encefalite letargica, rimase nelle nostre terre e in America non ritornò mai più.
Nato a Firenze nel 1897, è seppellito qui, alla Certosa di Bologna. Morì sotto le Due Torri, alla clinica neurologica di Bologna l’11 gennaio 1942, soffocato da un pezzo di pane. Una vita sfortunata che parte da Firenze, passa da Venezia e Bologna dove studiò all’istituto tecnico Pier Crescenzi ma che ha poi una svolta in America, quando emigrò a soli 17 anni.
Ci racconta la sua vita che fu matta e disperatissima, tra lavori saltuari e amicizie importanti (da Ezra Pound a Sherwood Anderson), amori sbagliati e assidue frequentazioni di prostitute, Antonella Landi, professoressa di liceo che su Carnevali ha fatto un dottorato. E per approfondire è venuta proprio a Bazzano per studiare le sue carte. E i suoi versi. Alcuni dedicati proprio alle nostre terre. Bazzano la descrisse così: "Una conca verde e bruna, circondata a colline morbide allo sguardo come al tatto i seni di una giovane donna...". Ma non mancò – una volta tornato dagli Stati Uniti – di pennellare anche un ritratto della nostra città: "Vecchia Bologna, con i suoi antichi palazzi rossi che sfidano il presente. Le file infinite dei portici sembrano il lavoro di un’enorme talpa".