Cibo: a Bologna 6 nuove specialità con marchio DeCo

Altre eccellenze gastronomiche che ottengono la Denominazione comunale d’origine e che ne attesta tipicità, storicità e località. Dalla frutta alla verdura, fino alla pasta a mano: ecco quali sono

Bologna, 28 marzo 2023 – Altri sei alimenti sono destinati ad entrare nell’elenco dei prodotti De.Co. di Bologna. La Denominazione comunale d’origine, infatti, riconosce la qualità eccellente di un determinato prodotto gastronomico e conferendo il marchio ne attesta la storia, la tradizione e l’origine geografica che lo rende unico. 

Le albicocche reali di Imola: uno dei sei prodotti bolognesi riconosciuti come De.Co
Le albicocche reali di Imola: uno dei sei prodotti bolognesi riconosciuti come De.Co

Che cos’è il marchio De.Co

La Denominazione comunale d'origine è un riconoscimento che ha come obiettivo valorizzare e promuovere le risorse del territorio come patrimonio collettivo, per salvaguardare i saperi e le attività tradizionali che meglio rappresentano l’identità bolognese e metropolitana.

Il marchio De.Co. è pertanto quello strumento che dà visibilità alle tipicità locali e riconosce alle produzioni artigianali, alimentari e di cultura materiale la capacità di creare importanti occasioni di marketing territoriale.

Accanto al bollino è nato anche un registro pubblico di saperi e prodotti. Questo elenco ha raccolto in pochi anni 12 prodotti tipici: il tortellino, il ragù alla bolognese, il tagliere Salsamentari, la tagliatella al ragù, lo strichetto e l’olio extra vergine d'oliva dei colli di Bologna a cui si aggiungono i nuovi sei prodotti, ma anche l’arte del merletto ad ago con tecnica Aemilia Ars e la kermesse felsinea del Festival del tortellino.

La Denominazione comunale ha inoltre un proprio logo con funzione di attestazione.

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Come richiedere bollino 

Bisogna compilare un form e inoltrare la domanda di attestazione De.Co. sul sito decobologna.it

I sei prodotti bolognesi De.Co approvati

I sei nuovi riconoscimenti De.Co. riguardato le specialità tradizionali di Bologna e dell’area metropolitana, e sono: il carciofo violetto di San Luca, gli imbutini, la mela rosa romana, l’albicocca reale, la ricciola e il arganello. Scopriamoli insieme.

Il carciofo violetto di San Luca è una produzione d’eccellenza tipica delle colline bolognesi, e del presidio slow food che lavora alla sua salvaguardia e composto da Aziende Agricole Querzè Andrea e Scarpellini Matteo, Poderi San Giuliano e Chiesuola di Rubini Riccardo, Società Agricola La Galeazza. I carciofi violetti sono diffusi anche nel territorio romagnolo, ma la coltivazione nei terreni argillosi della collina bolognese conferisce alla varietà di San Luca un sapore fresco, erbaceo con note che tendono alla radice di liquirizia

Gli imbutini sono un tipo di pasta di semola ideata a Ozzano e prodotta da Sapori in forma. Ad averli brevettati è stata Flavia Valentini che è riuscita a realizzare una nuova forma di pasta e trasformarla in una produzione di successo. La pasta che è andata a ruba è a forma di ricciolo con ai lati delle pieghette.

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La mela rosa romana è un frutto antico dell’Appennino. Consiste in una piccola mela, leggermente appiattita e da un profumo intenso. Si pensa che questo frutto fosse coltivato nell’Appennino già all’epoca degli Etruschi o forse anche prima. Come mela è ricca di polifenoli, soprattutto nella buccia, e per questo è molto usata anche in cosmetica e in farmacia. 

L’albicocca reale di Imola è un frutto medio grande, allungato, di colore giallo intenso e arancio. La sua polpa ha un sapore dolce, acidolo e aromatico.

La ricciola è un tipico prodotto da forno, la brioche salata made in Imola e (Forlì). Come pasta appare una girella, una treccina, una ricciola appunto. Il suo sapore inconfondibile c’è chi lo inzuppa nel cappuccino chi la mangia così com’è.

Il garganello, infine, è una pasta all’uovo con ricetta depositata. Un must della tradizione romagnola, questa pasta ha una forma simile alle penne, ma con una particolare rigatura perpendicolare che li contraddistingue. 

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