Università di Bologna, il riscaldamento globale altera gli eventi alluvionali

Lo studio dell'Alma Mater. Nell'area adriatica il periodo di massima allerta è ora ritardato a fine autunno

La ricerca sulle conseguenze del riscaldamento globale è stata pubblicata su Science

La ricerca sulle conseguenze del riscaldamento globale è stata pubblicata su Science

Bologna, 23 agosto 2017 - Il riscaldamento globale altera il periodo ricchi di alluvioni in Europa. E' il risultato di uno studio - da poco pubblicato su Science - messo a punto da un team internazionale coordinato dall'Università di Vienna, a cui hanno partecipato anche due docenti del Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università di Bologna: Attilio Castellarin e Alberto Montanari.

Ad esempio, a causa dello scioglimento sempre più anticipato delle nevi, nell'area nord-orientale del continente, le inondazioni tendono a verificarsi con un mese di anticipo – all'inizio della primavera – rispetto a quanto accadeva negli anni ’60 e ’70. Nell'area adriatica, invece, il riscaldamento del Mediterraneo ha fatto slittare in avanti di un mese – alla fine dell'autunno – il periodo di massima allerta per le inondazioni.

Per arrivare a questo risultato, i ricercatori hanno scelto di non concentrarsi sull'intensità delle singole alluvioni - dato che può essere influenzato anche da elementi legati all'utilizzo del suolo (ad esempio lo sviluppo dei centri urbani, l’intensificazione dell'agricoltura, le deforestazioni) - ma di analizzare invece il regime stagionale dei fenomeni di piena, guardando alle date in cui alluvioni e inondazioni si sono verificate in passato e si verificano oggi. Nell'area mediterranea, ad esempio, le alluvioni si verificano di norma più spesso tra l’autunno e l’inverno, quando l'evaporazione dell’acqua dal terreno e la traspirazione attraverso le piante sono basse, mentre le precipitazioni sono più significative. Nell'Europa nord-orientale, il rischio di inondazioni è invece massimo nel periodo primaverile, a causa dello scioglimento delle nevi.

Il team di ricerca ha quindi analizzato i dati raccolti nel corso di più di cinquant’anni da oltre 4.000 stazioni di monitoraggio attive in 38 Paesi europei: una quantità di informazioni senza precedenti per numero complessivo di osservazioni, copertura spaziale e diversità dei regimi fluviali coinvolti. E i risultati mostrano in maniera oggettiva come in Europa i periodi ricchi di eventi alluvionali abbiano subìto variazioni significative.

“Si tratta di un risultato estremamente interessante – spiegano i due ricercatori Unibo Alberto Montanari e Attilio Castellarin – che indica la strada per comprendere meglio l’impatto di cambiamenti recenti sulla sicurezza del territorio. L’Italia, in questo senso, è un esempio notevole, perché sul suo territorio ci sono bacini idrografici caratterizzati da condizioni climatiche molto diversificate. Questi risultati possono rivelarsi quindi molto utili per affinare la progettazione di strategie di adattamento al cambiamento climatico per il nostro Paese”.  

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