
Antica formella che ritrae gli studenti dell’Alma Mater Studiorum
Bologna, 10 febbraio 2025 – Cosa accadrebbe se studenti e professori dell’Università di Bologna decidessero di trasferirsi altrove per protesta? Sembra fantascienza, ma invece è un pezzo di storia della nostra città.
Bisogna tornare indietro al XIV secolo, in un periodo travagliato, con l’orrore della peste, da un lato, e le continue lotte fra Papato e Impero, dall’altro. Un periodo in cui, anche sotto le Due Torri, si scontrano guelfi (favorevoli al Papato) e ghibellini (sostenitori dell’imperatore) e, in particolare, le famiglie dei Pepoli (detti anche “scacchesi”, per il simbolo del loro stemma) e dei Gozzadini (o “maltraversi”, per la banda trasversale dipinta sul loro scudo).
La storia che raccontiamo nella puntata di oggi de ‘il Resto di Bologna’, il podcast della redazione locale che potrete ascoltare sul nostro sito o sulle principali piattaforme audio, viene riportata in questa forma dal sito ‘Gruppi di studi Pianura del Reno’ (pianurareno.org) e dal libro di Barbara Baraldi ‘Alla scoperta dei segreti perduti di Bologna’ (Newton Compton).
L’anno è il 1321, il signore di Bologna è il ricchissimo Romeo Pepoli, banchiere e cambiavalute, insidiato dal rivale Testa Gozzadini, ricco commerciante. La scintilla che accende la rivolta viene da una storia d’amore contrastato, tra Costanza, figlia di Chilino Zagnoni, e il giovane studente spagnolo Giacomo da Valenza, che frequentava lo Studium. Giacomo si innamora (ricambiato, pare), e, stante il no della famiglia di Costanza, la rapisce. Va detto che, in quel periodo, gli Zagnoni e la parte ‘maltraversa’ sostenevano i sentimenti di aperta ostilità verso gli studenti forestieri arrivati a Bologna, mentre i Pepoli, anche per questioni economiche, ritenevano questi ragazzi una risorsa per la città.
I racconti sull’esito del rapimento divergono, ma la sostanza è la stessa. Su richiesta di Chilino Zagnoni, Giacomo da Valenza e i suoi amici vengono processati e condannati a morte. La condanna viene eseguita in piazza a Bologna, al grido di ‘morte agli stranieri che ci portano via le donne’, ma si accendono scontri e tumulti.
E’ qui che studenti e professori, con un gesto di protesta plateale mai visto prima, decidono di abbandonare in massa l’Università e si trasferiscono a Siena. Intanto, i ‘maltraversi’ provano a eliminare i Pepoli, Romeo si salva a stento, buttando manciate di monete d’oro dietro di sé per distogliere gli inseguitori, narra la leggenda. Seguono anni difficili, in una città fuori controllo. E gli studenti che avevano lasciato lo Studium? Ci fu una lunga trattativa e gli studenti e i professori, per rientrare in Bologna posero alcune condizioni: che il giudice che aveva emesso la sentenza di morte chiedesse perdono pubblicamente; che Chilino e i suoi parenti fossero “banditi dalla città”; che gli studenti stranieri fossero considerati, da allora in poi,“come tutti gli altri del popolo di Bologna”. Nel 1322 il governo bolognese accettò queste condizioni, col beneplacito del Papa e del vescovo locale, e studenti e professori rientrarono in Bologna.