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Il Resto del Carlino

ANGELA CARUSONE

Bologna

Cultura e spettacoli

Bologna, 10 curiosità da scoprire: viaggio sotto le Due Torri

Una guida ai dettagli nascosti della nostra città, alcuni più celebri, altri più misteriosi: ecco cosa forse non sai della Turrita

La città di Bologna non è solo i suoi monumenti e la sua vita serale: sei sicuro di conoscerla davvero?

Insieme alla Garisenda la Torre degli Asinelli domina la citt&agrave;, ma sulla cima di quest&rsquo;ultima c&rsquo;&egrave; un vaso rotto che ha da sempre incuriosito chiunque lo abbia notato. Varie le leggende che si tramandano a riguardo, tra le quali quella che vuole che i cocci siano stati posizionati come monito per gli amministratori locali, una sorta di simbolo per migliorare sempre la capacit&agrave; politica e la gestione dei problemi. Al contrario, la versione opposta vuole che quello sia il simbolo del talento dei bolognesi in grado di risolvere tutti i problemi e superare le avversit&agrave;. Versione della storia che vede il posizionamento del vaso rotto come segno di sfida: nonostante gli ostacoli i cittadini di&nbsp;Bologna&nbsp;sono in grado di raggiungere sempre l&rsquo;obiettivo.

La Torre degli Asinelli libera dalle impalcature

Il misterioso vaso rotto sulla Torre degli Asinelli

Oltre le pi&ugrave; conosciute via Senzanome e via Centrotrecento,&nbsp;a Bologna&nbsp;esiste via Fiaccacollo - oggi meglio conosciuta come via Rialto - collocata tra via Santo Stefano e via Orfeo. Seppur il nome Fiaccacollo non sia&nbsp;quasi pi&ugrave; utilizzato, sembra che la sua origine derivi dal punto esatto da dove le acque riemergevano in superficie:&nbsp;a&nbsp;seconda della direzione, se si saliva la via era Rialto (Rio Alto), se la si scendeva era Fiaccacollo (a rotta di collo).

Via Irnerio e Piazza VIII agosto, non lontano da via Centotrecento

Vie e vicoli dai nomi strani

S&igrave;, la citt&agrave; di Bologna&nbsp;aveva un porto. Come raccontato dagli archivi di Adm-agenzia delle accise, dogane e monopoli Emilia-Romagna e Marche bisogna tornare alla met&agrave; del &lsquo;500 quando,&nbsp;a&nbsp;seguito dell&rsquo;incremento di scambi commerciali per via fluviale sviluppatisi grazie alla fitta rete di canali che trasportavano le acque del fiume Reno dalle colline circostanti direttamente al centro della citt&agrave;, uno dei canali all&rsquo;incrocio tra via di Riva Reno e via Marconi si divideva in due. C&rsquo;era il canale del Cavaticcio che proseguiva verso Largo Caduti del Lavoro e si dirigeva verso via del Porto, chiamata cos&igrave; perch&eacute; da qui iniziavano le banchine dell&rsquo;allora porto fluviale di&nbsp;Bologna: il Navile.

Il Battiferro del quartiere Navile era uno degli antichi porti fluviali della città

Bologna aveva un porto

Esiste una citt&agrave; sotterranea, parallela, tra tunnel, canali e cisterne che risale all&rsquo;epoca romana. Tunnel e canali ampliati nel corso dei secoli per poi diventare rifugi durante la guerra o luoghi dove stoccare materiale di vario genere. Sotto Bologna c&rsquo;&egrave; un vero e proprio sistema di canali,&nbsp;frutto di un macchinoso lavoro ingegneristico studiato e realizzato per portare l&rsquo;acqua alla citt&agrave;. Una rete idrica sviluppata soprattutto tra il 1100 e il 1500 con la realizzazione di importanti chiuse fluviali.

Segnale che indicava la presenza di un rifugio antiaereo della seconda guerra mondiale: molto spesso i rifugi erano collegati a una fitta ragnatela di cunicoli sotterranei che collegavano diversi punti della città

I sotterranei di Bologna

Volgendo lo sguardo verso la finestra nord del corridoio monumentale del complesso di San Michele in Bosco a&nbsp;Bologna&nbsp;(Ospedale Rizzoli) da dove spunta la Torre degli Asinelli si crea un vero e proprio effetto ottico, meglio conosciuto come effetto cannocchiale: pi&ugrave; ci si allontana dalla finestra e pi&ugrave; la torre si ingrandisce. Effetto sul quale &egrave; stato condotto anche uno studio scientifico dal Dipartimento di Psicologia dell&rsquo;Universit&agrave; di&nbsp;Bologna.

Il complesso monumentale di San Michele in Bosco

L’effetto cannocchiale da San Michele in Bosco

Il Museo Europeo degli Studenti si trova in via Zamboni e ripercorre, attraverso oltre otto secoli, il ruolo che lo studente ha ricoperto all&rsquo;interno dell&rsquo;Universit&agrave; e nella societ&agrave;. In esposizione ci sono 400 oggetti tra dipinti, manoscritti, sculture, manifesti, ricostruzione d&rsquo;ambienti, costumi di varie epoche, numerose istallazioni video per approfondimenti tematici, film, documentari.

Il MEUS - Il Museo europeo degli studenti, presso il civico 33 di via Zamboni

Il Museo europeo degli studenti

Oltre al porto, Bologna&nbsp;aveva anche una funivia: un impianto che collegava la citt&agrave; al Santuario della Madonna di San Luca, attivo dal 1931 al 1976. Un collegamento che era spesso utilizzato non solo dai turisti e fedeli ma anche da chi abitava sul colle della Guardia, che la usava come un vero e proprio mezzo di collegamento con la citt&agrave;. Il declino della funivia inizi&ograve; con l&rsquo;incremento delle auto&nbsp;e il 7 novembre del 1976 fu l&#39;ultimo giorno di servizio. In seguito fu quasi tutta smantellata ma alcune strutture portanti sono ancora visibili.

Vista della Chiesa di San Luca al tramonto

La funivia di San Luca

Esattamente all&rsquo;angolo tra via Indipendenza e via Rizzoli, sulla volta del portico &egrave; riportato il detto latino &quot;Panis vita, canabis protectio, vinum laetitia&rdquo;, che tradotto significa &ldquo;Il pane &egrave; vita, il vino &egrave; allegria, la cannabis &egrave; protezione&rdquo;. Una scritta che fa riferimento alla ricchezza che la coltivazione della canapa portava alla citt&agrave; di&nbsp;Bologna. Non a&nbsp;caso tra il 1936 e il 1939 la produzione in Emilia raggiunse il 56% del prodotto nazionale. Nel Bolognese la sua coltura ha avuto la massima espansione negli anni Settanta dell&#39;Ottocento, contribuendo, assieme alla risicoltura, all&#39;estensione della manodopera bracciantile. La produzione si &egrave; per&ograve; ridotta&nbsp;con la crisi agraria degli anni Ottanta, giungendo all culmine nel 1905.

La vista sul centro storico da via Rizzoli all'angolo con via Indipendenza

Il detto “Panis vita, canabis protectio, vinum laetitia"

Tortellini e pasta fresca sono un must della cucina bolognese, ma ci sono regole ben precise da rispettare per la loro realizzazione. Ad esempio, 8 millimetri &egrave; considerata la misura sacra della tipica tagliatella bolognese. Non&nbsp;a caso una tagliatella d&rsquo;oro &egrave; conservata in una teca a&nbsp;Palazzo della Mercanzia, antica sede della Camera di commercio bolognese. Lo standard culinario&nbsp;&egrave; stato depositato dalla Delegazione bolognese dell&rsquo;Accademia della Cucina italiana il 16 aprile 1972.

Le tagliatelle al ragù sono una specialità della cucina bolognese famosa e imitata nel mondo

Otto millimetri: la misura perfetta della tagliatella

Sotto il voltone del Podest&agrave; in pieno centro &egrave; possibile &lsquo;giocare&rsquo; al telefono senza filli. Grazie a volte e archi, basta posizionarsi ai due angoli opposti della volta guardando il muro e, parlando sottovoce e una persona per volta, sar&agrave; possibile confidarsi &lsquo;segretamente&rsquo;.&nbsp;

Il palazzo del Podestà su piazza Maggiore: al suo interno è possibile giocare al "telefono senza fili" sfruttando alcune pareti comunicanti

Il telefono senza fili

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