Valerio Evangelisti morto, il ricordo di Carlo Lucarelli: "Un artigiano della parola"

Lo scrittore: "Umanamente in gambissima, politicamente impegnato, dalla parte dei più deboli. Era un personaggio"

Valerio Evangelisti e, in piccolo, Carlo Lucarelli

Valerio Evangelisti e, in piccolo, Carlo Lucarelli

Bologna, 20 aprile 2022 - Carlo Lucarelli ricorda il collega e amico all’indomani della sua drammatica scomparsa. E rammenta anche quando Valerio Evangelisti recitò il ruolo del professore universitario diabolico, nella terza stagione dell’Ispettore Coliandro.

Carlo Lucarelli, che ricordo ha di Valerio Evangelisti? "Lo ricordo come un personaggio, perché era una persona che a vederla ti sembrava strana, con questa barba, magro, questo modo di parlare lento. Ti sembrava anche scostante, perché diceva di avere gli stessi problemi di Eymerich, ovvero non gli piaceva essere toccato. Ma era il personaggio, naturalmente. Umanamente in gambissima, politicamente impegnato, dalla parte dei più deboli. Ma c’è stata una volta in cui ho avuto davvero la rivelazione su chi fosse Valerio".

Quando è accaduto? "Eravamo a una specie di convegno sulla narrazione alla scuola Holden, ai tempi di Pulp Fiction. C’erano tanti scrittori, una parte di quelli che se la tirano, che parlavano di approccio. Mi ricordo Valerio che, sempre con la sua voce, comincia a raccontare di quando ha scoperto il perché una scena che vedeva in un film, quando la vedeva ripetutamente, poi gli faceva paura. E iniziò così a raccontare tecnicamente il motivo per cui l’immagine che riempiva tutto lo schermo, in quel momento, faceva scattare il sentimento di paura. Chiaramente lo faceva ina maniera provocatoria, perché per lui era come dire: ’adesso siete qua tutti a parlare dei massimi sistemi, ma esiste qualcosa di molto più concreto, politicamente concreto, che è come si fanno le cose’. Ecco, io lì sono rimasto affascinato e mi son detto: eccolo qua, io sto con quelli come lui, noi siamo così".

E come siete? "Sappiamo che esiste una materialità delle cose, una concretezza delle cose che non è solo menarsela sui massimi sistemi. Questo l’ha trasportato nella scrittura".

Perché siete così voi, scrittori bolognesi? "Mi sento di allargare l’atteggiamento ‘basso profilo’ anche a tanti altri. Penso a una persona come Loriano Macchiavelli, ad esempio. Per tanti motivi. Il primo è il nostro spirito. Una volta dicevamo questo: gli scrittori di Milano si trovano nei salotti, quelli di Roma si trovano nei salotti. Noi? Noi ci troviamo in cucina, perché ci incontriamo a pranzo o a cena. Non chiamiamo un catering un po’ fighetto. Noi ci vediamo al ristorante o cuciniamo. Molti scrittori bolognesi, e Valerio è uno di questi, come me e Macchiavelli veniamo dal genere… che poi, come definizione, non esiste più. Ma non importa. Il genere, e Valerio in questo era fantastico, è sempre stato qualcosa di più artigianale che artistico, nella nostra concezione. Poi è chiaro che facciamo arte come tutti, ma ci siamo visti sempre più come artigiani, perché essere questo ti porta alla concretezza. Al parlato. Non per nulla gli scrittori che presentano altri scrittori in libreria sono nati con noi".

Il cosiddetto giro dei giallisti… "Sì, prima non c’era. Macchiavelli che presenta me, io che presento Marcello Fois. ’Basso profilo’ significa questo, un fatto che a dire il vero è anche molto bolognese".

Qui a Bologna c’è poca mondanità? "Esatto, più cucina, meno salotti. Che poi magari con Valerio ci siamo trovati un paio di volte, perché il mio giro è più quello di Marcello Fois, Simona Vinci, Loriano Macchiavelli e quello di Valerio era un giro più politicamente schierato. Ha avuto più connessioni coi Wu Ming. E poi anche come genere, perché lui viene ricordato come padre del fantasy, ed è vero, ma non è stato solo quello, è stato anche giallo e noir".

Voi autori bolognesi tuttavia vendete molto bene. Ma rimanete comunque ’duri e puri’? "Beh sì e ne siamo contenti. Abbiamo una serie di lettori molto affezionati e concreti che ci seguono. E certamente Valerio è stato uno ’duro e puro’, come poi tanti altri. Se avesse voluto vendere ancora di più, avrebbe scritto dei gialli classici.

 

 

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