Biasanòt, le foto del gioco da tavolo in dialetto

Una sorta di Monopoli, ideato da Alessandro Dolcetta: perde chi beve

Le carte del ‘Biasanòt’

Le carte del ‘Biasanòt’

Bologna, 26 aprile 2016 - L'importante è non finire... aburacé, alcolizzato: perché altrimenti sei fuori. A Biasanòt (foto) vince chi riesce a far bere (virtualmente) gli altri, sbolognando loro un baréll ed bérra o un bichîr ed vodka, mentre lui resta sobrio, o al massimo un po’ stiatinè, brillo, o alîgher. Altro che Trivial Pursuit o Monopoli: adesso, per trascorrere le serate fra amici, ci sono anche i giochi in scatola in dialetto bolognese e – a quanto pare – vanno alla grande.

Parola del loro ideatore, Alessandro Dolcetta, che di professione è un responsabile degli acquisti di Hera, ma per passione si dedica a giocare e soprattutto a inventare passatempi curiosi. «Sarà perché il mio lavoro è molto inquadrato e legato alle leggi – sorride –. Per sfogare la mia creatività, mi butto sulle regole del gioco».

DAL 2007 ha creato giochi anche complessi, di simulazione o gestione aziendale, ma il vero successo ‘popolare’ lo ha raggiunto quando con la sua casa di produzione, la Alex Games, ha lanciato l’inconfondibile Sócc’mel che ha venduto più di duemila copie e ha avuto anche un sequel, Sócc’mel 2. «Vede, di giochi di carte ce ne sono tanti, però, a mio parere, bisognava conquistare anche un pubblico nuovo. E allora ho pensato: perché non fare un gioco in dialetto?», spiega Dolcetta.

L’idea gli è venuta pensando ai sempreverdi di Andrea Mingardi, come Sfighè o A io’ vest un marzian: «Le espressioni colorite del dialetto, trasferite in un gioco, accendono ancor di più la compagnia».

PROPRIO di recente, al festival Play di Modena, Alex Games ha presentato la nuova creatura, Biasanòt. Quelli che la notte: una graziosa scatoletta contiene tre mazzi di carte (ideati e disegnati da Dolcetta), più le carte etilometro e gli omini di plastica segnapunti, in tutto più di 130 pezzi.

È possibile giocare in due come in otto. Il meccanismo è semplice: si immagina di essere a cena o a una festa in discoteca, e ogni piatto o attività fa venire sete, a diversi livelli. Pescare la carta che raffigura carsinténni, crescentine, o quella della cassoeula, vale tre, un piatto di tajadèl due, i turtlén uno. Bacajèr ed sport è una carta da tre, ballare la salsa conta per due.

In pratica, quando passate queste carte al vostro vicino, lui deve bere, pescando dal mazzo dei drink: se gli capita la butégglia ‘d âcua è fortunato, perché può dissetarsi senza accumulare alcol, ma se becca la butégglia ed lanbróssc gli toccherà avanzare di quattro punti nella graduatoria dei 18 livelli di sbronza, inscajè, insujè, inciuchè, sói e via dicendo, fino a inbarièg dûr, patòc, spant e aburacè. Quando arrivi a quel punto, per te il gioco è finito.

«Naturalmente ho pensato anche a carte speciali, con cui il giocatore può rispondere, trasferire le carte a un altro concorrente, saltare il turno», aggiunge Dolcetta.

Ci sono le carte del Ruttobomba e della Supercazzola, che costringono a ridistribuire tutto, ci sono i personaggi come l’armàssda dessc (il dj) o il giurnaléssta che hanno effetti a sorpresa, o le indianate che obbligano a fare delle scenette in diretta fra tutti i giocatori. «Così la partita si movimenta e non è noiosa».

C’è pure una carta con Qr code da inquadrare con lo smartphone: ogni volta c’è un’azione nuova.

«A Play il gioco è stato provato in diretta e ha già trovato moltissimi fans», assicura Dolcetta che ora spera di poterlo distribuire anche nelle librerie. Nel frattempo, Biasanòt, così come l’antesignano Sócc’mel, si può trovare nelle fiere specializzate oppure da Alessandro Distribuzioni, la fumetteria di via del Borgo San Pietro.

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