Bio On, le speranze sono russe

Per l'azienda delle bioplastiche il progetto di uno stabilimento in Tatarstan

Lo stabilimento di Bio-On a Castel San Pietro

Lo stabilimento di Bio-On a Castel San Pietro

Bologna, 10 settembre 2019 - Uno stabilimento in Tatarstan, nel cuore della Russia, ridà fiato al titolo Bio-On, riportandolo sopra i 20 euro. L’azienda delle bioplastiche, da oltre un mese al centro di un durissimo braccio di ferro con il fondo speculativo Quintessential Capital Management che l’ha definita «una nuova Parmalat» facendo crollare il valore delle sue azioni, ha annunciato che nella città di Alabuga il gruppo Taif Jsc ha avviato la fase operativa del progetto di uno stabilimento di produzione di poliidrossialcanoati (i Phas). Un progetto che si basa sull’accordo di licenza con Bio-On e che dovrebbe avere una capacità produttiva da 10mila tonnellate all’anno, circa dieci volte quella dichiarata per lo stabilimento di Castel San Pietro. Proprio lo stabilimento di Castel San Pietro era stato oggetto di uno degli attacchi più pesanti da parte di Qcm, che ha messo in dubbio la produzione da mille tonnellate annue dichiarata (Bio-On ha replicato confermando i dati).

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L’accordo era stato siglato a ottobre 2018, nell’ambito degli accordi bilaterali Italia-Russia. Successivamente, le parti avevano concordato i criteri per il completamento del progetto, definendo anche le strategie industriali. Ora partiranno i lavori di costruzione dello stabilimento, basato sulla tecnologia di Bio-On. L’aggiudicazione del contratto per la costruzione chiavi in mano è prevista entro fine anno, mentre l’entrata in produzione è attesa per la seconda parte del 2021. L’accordo, commenta il presidente di Bio-On Marco Astorri, «ci permetterà di sviluppare e accelerare la penetrazione e il successo di Phas in tutto il mondo e, grazie a questo progetto con uno dei più importanti gruppi industriali e petrolchimici della Federazione Russa, anche in Europa orientale».

Il comunicato , diffuso in mattinata, ha fatto volare il titolo dai 17,38 euro di venerdì ai 20,85 di ieri sera, con una crescita vicina al 20%. È la prima volta da oltre un mese che Bio-On supera il muro dei 20 euro. Ma i valori restano ancora estremamente bassi rispetto al recente passato: solo il 23 luglio il titolo valeva 55,3 euro, prima del crollo dovuto al report diffuso da Qcm, che ha una posizione ribassista su Bio-On e l’ha definita nel documento un «castello di carte». In seguito la Procura di Bologna ha aperto un’inchiesta per aggiotaggio e manipolazione del mercato e, il 5 agosto, i vertici del gruppo hanno presentato, sempre in Procura, un esposto ipotizzando profili di market abuse e criminal insider trading. Riccardo Rimondi

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