Camst Bologna sfida extracosti e rincari: “Stop a micro appalti e alcuni self”

Il presidente Malaguti spiega la riorganizzazione del gruppo per centrare il pareggio di bilancio

Francesco Malaguti, presidente Camst

Francesco Malaguti, presidente Camst

Bologna, 17 marzo 2023 – Francesco Malaguti, presidente di Camst Group, qual è il bilancio del 2022? E quali sono le prospettive per il 2023?

"Il 2022 si chiude con un fatturato di 530 milioni di euro in Italia, il pareggio della gestione caratteristica e un leggero profitto. Per il 2023 l’obiettivo è lo stesso. Dopo due anni di pandemia da Covid, c’è stata una veloce ripresa dell’economia, ma sono subentrati la guerra e fortissimi rincari. Per questo chiediamo e continueremo a chiedere con forza al governo il riconoscimento dell’aumento dei costi nella formalizzazione dei contratti, perché parliamo di appalti per servizi di ristorazione nelle scuole e negli ospedali. Ecco, in questo caso le imprese non possono permettersi di fare economie nel servizio e di scendere sotto una soglia di qualità. Dal 2020 sono stati tre anni difficilissimi, ma ne siamo usciti bene, anche con dei sacrifici, ad esempio su Bologna, dove abbiamo chiuso locali storici. Ma tutte le persone sono state ricollocate in altri settori, per i quali non riuscivamo a trovare personale".

Dunque una riorganizzazione delle attività per assorbire il colpo della pandemia e dei rincari: come?

"Nel 2022 abbiamo chiuso alcuni locali soprattutto nel mondo degli ipermercati, dove avevamo dei punti self service. Per il nostro modello di business, i costi per affitti, royalties ed energia erano diventati difficilmente sostenibili e abbiamo preferito non rinnovare i contratti in scadenza. Lo stesso abbiamo fatto per piccoli e medi appalti scolastici: in Italia gestiamo circa 400 appalti scolastici e serviamo 250mila bambini, siamo leader nel settore da sempre. Tuttavia, abbiamo preferito non partecipare ad appalti nei quali non vedevamo sostenibilità economica. L’incertezza dei costi energetici, peraltro non riconosciuti nei contratti di servizio, e l’inflazione ci hanno imposto di fare delle scelte. Detto questo, il nostro business resta sempre e comunque la ristorazione collettiva su vasta scala (scuole, aziende, ospedali e case di cura) e poi ci dedichiamo anche ai servizi di pulizia e alle manutenzioni (80 milioni di fatturato)".

Camst è diventata una società cooperativa benefit. Che cosa significa?

"Dal 2015 ci siamo appassionati ai diciassette obiettivi fissati nei Global Goals dell’Onu, nato per incoraggiare aziende e imprese di tutto il mondo ad adottare politiche sostenibili e osservanti la responsabilità sociale d’impresa. Abbiamo capito che stava cambiando l’economia: da una parte c’è la massimizzazione del profitto, dall’altra ci sono le cooperative, che per dna vogliono investire nel valore intergenerazionale ed essere presenti per sempre nella società. Da quattro anni facciamo un bilancio di sostenibilità, da venticinque il bilancio sociale. Il passo in avanti è il mondo delle società benefit e abbiamo studiato che cosa potevamo fare nello statuto Camst. Ora il nostro statuto integra obiettivi economici e mutualistici, ci prendiamo cioè degli impegni più chiari nei confronti della società e dell’ambiente, e lo vogliamo fare insieme ai nostri stakeholder".

Trovare personale è difficile, perché?

"Tutti i settori in genere sono molto in difficoltà. La ristorazione, in particolare, è un mestiere che richiede passione e la maggior parte dei dipendenti ha dei contratti part time, perché il servizio prevede un impegno concentrato in poche ore. Dal canto nostro, cerchiamo di dare ai soci più ore possibili, in modo da integrare gli stipendi".

Quanto incide l’aumento dei costi energetici?

"Premetto che questo settore viene da dieci anni di adeguamento all’inflazione pari a zero. In alcuni contratti non era nemmeno previsto l’adeguamento Istat all’inflazione. Ma ora per gli appalti pubblici è obbligatorio in base alle nuove normative. Tuttavia, l’adeguamento Istat non rispecchia i costi reali che una società sostiene. Per la materia prima alimentare l’inflazione è al 15 %, né sono previsti fondi per fare fronte a situazioni di carattere straordinario, ad esempio l’aumento dei costi energetici. Tutte le associazioni (Legacoop, Confindustria e così via) stanno dialogando col governo. Le aziende hanno incamerato costi elevatissimi e non preventivati e hanno sofferto. Come affrontare i rincari? Abbiamo visto che con un appello ai nostri soci lavoratori c’è stata un’attenzione molto più grande all’abbattimento dei costi energetici e nella seconda parte del 2022 siamo riusciti a produrre addirittura più pasti utilizzando il 10% di energia in meno".

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