
Quanto costa muoversi in città: caro-bus, Bologna sorpassa tutti. Tariffe più alte che a Milano e Parigi
Bologna, 12 febbraio 2025 – Dimenticatevi la città dei bus gratis sperimentata da Renato Zangheri nel 1973. Bologna, che ambisce ad essere la città più progressista d’Italia (slogan del sindaco Pd Matteo Lepore), diventa – per i mezzi pubblici – “la più cara d’Italia”. Il copyright è di Michele Bulgarelli, segretario della Cgil bolognese, da sempre sulla stessa lunghezza d’onda del primo cittadino dei 30 all’ora, della bandiera palestinese appesa al balcone di Palazzo d’Accursio e degli scontri accesi con governo e meloniani.
Ma questa volta la stangata al via dal primo marzo sui biglietti degli autobus (e delle strisce blu della sosta) che passano per la corsa singola da 75 minuti da 1,5 a 2,3 euro, con rincari di oltre il 53,3%, non va giù neanche a un bel pezzo di sinistra che bolla la manovra tariffaria avallata dal Comune come “classista”.

Una manovra che ’balla’ da mesi, tra rinvii e rimpalli. Risultato? Oggi il bus a Bologna costa più che a Milano, dove il ticket per 90 minuti (che comprende anche la metropolitana) è di 2,2 euro, più di Roma (per 100 minuti il costo è di 1,5 euro) e Firenze (1,70 euro, tramvia compresa e per 90 minuti). E pure a Parigi la corsa singola bus e metro costa meno (2 euro), così come a Londra, sotto i due euro.
Da qui, è prevedibile che il salasso faccia inviperire un po’ tutti: Verdi, Potere al Popolo, sindacati, Lega, Forza Italia e ovviamente FdI che minaccia mobilitazioni alle fermate degli autobus. I rincari fanno infuriare pure i commercianti – Confcommercio e Confesercenti – e artigiani di Cna già provati dai cantieri del tram. Un bailamme di critiche che a meno di 24 ore dall’annuncio ha portato Lepore a correre ai ripari. Una mezza marcia indietro con un’intesa lampo coi sindacati confederali che ritocca al ribasso i costi degli abbonamenti annuali.
“Dieci euro in meno rispetto al costo attuale e venti in meno rispetto alla tariffa di oggi, per l’abbonamento annuale delle persone con Isee fino a 35mila euro”, annuncia il sindaco. Una toppa possibile “attraverso un bonus che mette l’amministrazione comunale”, spiega il primo cittadino, che porta l’abbonamento personale a 290 euro (la tariffa ufficiale è di 310). Insomma, un sostegno ai fedeli del trasporto pubblico di cui anche “la sinistra dovrebbe essere contenta”, punge il sindaco. La ratio è presto illustrata. “L’obiettivo è ridurre l’uso dell’auto e migliorare il servizio pubblico. Sostenere gli abbonati va in direzione della progressività perché per gli abbonamenti ci sono Isee e agevolazioni, aspetti non contemplati per la corsa singola per utilizzatori saltuari, turisti e visitatori”. Lepore, insomma, privilegia i 123mila abbonati della città, di cui 73mila non paganti per vari benefit, lasciando la stangata per l’utenza occasionale. Una scelta che, comunque, nella città dei 30 all’ora che punta su tram e mobilità sostenibile, resta divisiva. “Una toppa peggio del buco”, dice il sindacato di base Sgb che con Potere al Popolo e altri venerdì protesterà davanti al Comune. Una timida apertura ma non basta, è la sintesi di Cgil, Cisl e Uil.
Lepore ricorda che i prezzi sono congelati dal 2019. “In questi ultimi due anni e mezzo – dice il sindaco – abbiamo calmierato i biglietti con 16 milioni di euro. Una cifra, questa, oggi insostenibile perché il governo sui prossimi tre anni ci applica tagli per 25 milioni e il Fondo nazionale non ha risorse”. Una ricostruzione che la sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni, in pressing da novembre sull’amministrazione per bloccare l’impennata dei prezzi come raccontato dal Carlino, rigetta: “I soldi ci sono, il governo ha messo 120 milioni di euro. Lepore non trovi scuse: l’aumento lo voleva fare da tempo. E terminate le elezioni regionali sono arrivati i rincari”.