Bologna, arriva Chibe, l'app per rilanciare le 'balotte'

Gli adolescenti di Bologna? Una volta si riunivano ognuno nel proprio bar, ora si incontrano sulle chat. Un'app tenterà di riunirli di nuovo attorno a una zona (e un nucleo di negozi...)

I fondatori di Chibe srl nello studio notarile dove è nata la società

I fondatori di Chibe srl nello studio notarile dove è nata la società

Bologna, 2 gennaio 2018 - La carica degli adolescenti di Bologna non ha più nome. Eppure i numeri sarebbero in crescita: centomila circa, tra universitari e studenti delle superiori. Il problema è che una volta era più facile inquadrarli. Si riunivano in compagnie, divisi per zone della città, e perfettamente distinguibili per look, linguaggio, atteggiamento, passioni e luoghi di ritrovo. È a quel mondo, oggi smaterializzato dai social e dalle nuove tecnologie che promette di guardare Chibe, un neologismo nato da chum, compagno di studi, e tribe, tribù.

Chibe è un’app tutta felsinea, creata da un team di 5 giovanissimi – il più giovane ha 19 anni, il più anziano 26 – tra i quali figurano un’esperta di comunicazione social (Sara Gulli), un videomaker ed esperto di marketing (Luca Boarelli) e un responsabile commerciale e pubbliche relazioni (Alessandro Belluzzi). È una startup, come tante ne nascono ultimamente, ma ha dalla sua una base finanziaria solida: 185.000 euro il capitale versato, costituito da otto soci investitori. Tre di questi sono coinvolti anche operativamente al fianco dei giovani ideatori: Libero Getici, Massimo Pirazzini e l’ex rossoblù Jonatan Binotto, nella doppia veste di investitore e testimonial. Chiude il cerchio una softwarehouse bolognese, SocialCities srl, specializzata per l’appunto in sviluppo di app.

Ok, ma l’idea? Semplice, quanto innovativa. “Si tratta di unire – spiega Libero Getici –, due mondi oggi sempre più distanti: da un lato ci sono gli esercizi commerciali, pensiamo di coinvolgerne tra i 50 e i 150. Dall’altro ci sono i giovani bolognesi. Puntiamo a convincerne 15-20mila”. Come? “Si iscrivono, scaricano la app e scelgono la loro tribù di appartenenza. Dopodiché ‘conquisteranno’ i negozi, frequentandoli, acquistando e guadagnando ‘punti piuma’, senza spendere un euro in più di quanto non farebbero normalmente, per ottenere gratis biglietti dello stadio, ingressi nei locali, acquisti o magari viaggi. Cose da condividere il più possibile con qualcuno”.

Sono cinque le tribù che gli sviluppatori hanno immaginato: i Puma, competitivi e sportivi; i Lupi, impeccabili e raffinati; le Volpi, artisti e misteriosi; le Aquile, estroversi e notturni; gli Orsi, intelligenti e positivi. “Sono stati immaginati – spiega Getici – secondo la logica delle compagnie di amici di una volta, in cui ci si univa sulla base di interessi comuni e si finiva per contaminarsi a vicenda”. L’idea è subito piaciuta ad Ascom-Confcommercio, che l’ha supportata e la sta suggerendo ai suoi iscritti. Già diverse decine i negozi che hanno aderito: “riceveranno gratuitamente un terminale – chiarisce Getici –, con cui ‘passare’ il cellulare dell’avventore iscritto per registrare il punteggio e i punti piuma”.

È una piattaforma di marketing, ovvio, ma “gli esercenti pagheranno però la loro quota soltanto sulla base dei nuovi clienti realmente arrivati”. Attirati dai punti piuma e dal fatto che quel dato negozio sia stato ‘conquistato’ da una tribù che, frequentandolo per l’aperitivo o per i propri acquisti, lo ha eletto a suo rifugio. Per Getici la formula di Chibe è “la fusione ideale tra un modo per stimolare il ritorno di una convivialità reale e intercettare i consumi dei giovani di oggi, lontani dai meccanismi di fidelizzazione tradizionali, dalle raccolte punti alle tessere fedeltà”.

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