Clarins, a rischio 35 posti di lavoro a Castenaso

Il gruppo francese ha ceduto il ramo fragranze all’Oreal. I sindacati proclamano lo stato di agitazione

Lo stabilimento Clarins a Villanova di Castenaso

Lo stabilimento Clarins a Villanova di Castenaso

Castenaso (Bologna), 21 febbraio 2020 - Clarins cede a L’Oreal il ramo fragranze (con i marchi Azzaro e Mugler) e licenzia 35 lavoratori nella sede di Villanova di Castenaso (più altri cinque a livello nazionale). A denunciare quanto sta accadendo nello stabilimento bolognese del colosso francese della cosmetica sono Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil.

"A qualche settimana dall’avvio della procedura di licenziamento collettivo la multinazionale francese è ancora molto distante dall’intesa con i sindacati", si legge nel comunicato dei rappresentati dei lavoratori. La vertenza prevede un esubero di 40 lavoratori (35 sulla sede e cinque sul territorio nazionale) pari ad un terzo dei dipendenti totali della sede italiana di Clarins a Villanova e arriva a seguito di un accordo commerciale tra il gruppo Clarins e L’Oreal, ricordano le sigle.  

«La cessione da parte di Clarins del ramo fragranze a L’Oreal ha sicuramente rappresentato per il gruppo Clarins un’opportunità economica di rilievo. Infatti, pur non essendo stato reso noto l’importo della transazione, è facile presumere che la cessione di una divisione che nel 2018 rappresentava per Clarins un fatturato pari a 340 milioni di euro dovrebbe aver fruttato un importo coerente con quel volume di fatturato", rilevano i sindacati.  

«Insomma, Clarins Italia e il gruppo Clarins sono economicamente ‘in salute’, non certo in crisi. Appare pertanto quantomeno insolito che la trattativa si svolga esattamente con le stesse modalità adottate in situazioni analoghe da aziende in crisi" –, è la conclusione di Filcams, Fisascat e Uiltucs.  

«Nonostante ciò - scrivono i sindacati - al tavolo del confronto con le organizzazioni sindacali si fatica a trovare una soluzione coerente con questi dati economici. Le proposte finora avanzate dall’azienda per addivenire alla definizione di un accordo sono state infatti ritenute dai lavoratori stessi e dai loro rappresentanti del tutto insufficienti, anche sotto l’aspetto di soluzioni alternative ai licenziamenti. Appare pertanto quanto meno insolito che la trattativa si svolga esattamente con le stesse modalità adottate in situazioni analoghe da aziende in crisi. Inoltre l’azienda ha tuttora affidato parte dei servizi, quali il magazzino, a società esterne". Da qui la decisione dei lavoratori di dare mandato ai sindacati di dichiarare lo stato di agitazione.

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