Terremoto, presidio dei lavoratori Invitalia a Bologna VIDEO

Contratti a termine che rischiano di non essere rinnovati per i professionisti della ricostruzione post terremoto del 2012

Presidio dei lavoratori di Invitalia davanti alla prefettura di Bologna (FotoSchicchi)

Presidio dei lavoratori di Invitalia davanti alla prefettura di Bologna (FotoSchicchi)

Bologna, 6 giugno 2019 - Sono giovani, laureati in ingegneria, economia o architettura e sono sul baratro della disoccupazione dopo che, per almeno tre o quattro anni, sono stati e sono tuttora in prima linea nella ricostruzione post terremoto in Emilia Romagna. Accanto a loro, in presidio stamattina davanti alla Prefettura, si sono schierati Cgil-Cisl-Uil Emilia Romagna pronti a proclamare lo sciopero.

Giovani, laureati e molto, molto arrabbiati. Loro sono 135 professionisti, per ricostruire le imprese danneggiate dal sisma 2012, sono stati assunti da Invitalia con contratti a termine. E ora, dopo anni di lavoro ad alto livello, a meno di un intervento in extremis del Governo, sono giunti a fine corsa poiché l'agenzia del ministero delle Finanze non ha intenzione di rinnovare i loro contratti oltre la scadenza del 30 giugno.

Si tratta appunto di architetti, ingegneri, tecnici, laureati in economia (l'età media è attorno ai 30 anni) che si sono occupati delle pratiche per la ricostruzione. "Sono un ingegnere, mi occupo delle istruttorie di concessione e erogazione dei contributi per le imprese colpite dal sisma. Lavoro in Invitalia da circa quattro anni. Abbiamo creato quella che è la vera ricostruzione, tutto e' passato da noi: l'approvazione dei progetti, i consigli alle imprese", racconta Giuseppe Cavallaro, presente assieme ai colleghi al presidio sotto le finestre della Prefettura di Bologna.

Dalle mani di questi professionisti precari per cui Cgil-Cisl-Uil regionali chiedono la stabilizzazione, sono passati contributi per quasi due miliardi di euro, il 60% dei quali già erogati. "Il 30 giugno andremo a casa e non ci sono speranze, se non la stabilizzazione o qualche escamotage in Parlamento. Noi chiediamo la stabilizzazione, dopo tutti questi anni di precariato, visto che l'azienda ha ancora tanto lavoro", aggiunge Giuseppe.

"Parlano di lavoro e di onestà, ci mandano tutti casa col decreto dignità", si legge sui cartelli esposti al presidio, dove è arrivato anche il segretario regionale del Pd, Paolo Calvano.

Intanto, i rappresentanti delle segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil hanno incontrato il viceprefetto, Alessandro Sallusto. "Serve un intervento per far sì che sia possibile la prosecuzione dell'attività lavorativa, garantendo i lavoratori e dando una risposta al territorio colpito dal terremoto. Il viceprefetto si è impegnato a inviare una nota immediatamente ai ministeri competenti con le nostre richieste. E' necessario che nel primo provvedimento legislativo utile ci sia un emendamento che consenta di dare continuità lavorativa a questi professionisti, come avvenuto nella legge di stabilità del 2019 per i lavoratori del terremoto del Centro-Sud", chiede Paride Amanti della segreteria regionale Cgil.

"Il decreto Dignità (a causa del quale non si possono più prorogare i contratti dei 135, ndr) sta creando un disastro. Abbiamo lavoratori che sono precari, che perderanno posto di lavoro e verranno sostituiti con altri precari per le grandi opere di ricostruzione - è l'amara conclusione del segretario regionale della Uil, Giuliano Zignani -. Le pratiche di Comuni e imprese subiranno ritardi. Il decreto Dignita' sta creando un vero e proprio casino. Ora la Prefettura solleciti il ministero affinché ci conceda un incontro. Siamo pronti a proclamare pacchetti di ore di sciopero affinché il diritto al lavoro sia garantito".

"Per noi è fondamentale che ci sia immediatamente un risposta per dare continuità al processo di ricostruzione. In ballo c'e' anche il processo di ricostruzione e la ripresa economica del territorio", osserva Orietta Ruffolo della Cisl.

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