CHIARA GABRIELLI
Economia

Lamborghini, guerra sul marchio. Condannato il cugino Fabio, “Sfruttava il suo cognome”

Dalla vendita di pacchetti turistici alla compagnia dei vip. La denuncia di Tonino: “Usava l’immagine del toro, ma ribaltata”. Il legale Corona: “Soddisfatti”

Tonino Lamborghini

Tonino Lamborghini

Bologna, 26 giugno 2025 – Si spacciava per erede di Ferruccio Lamborghini in giro per il mondo, sfruttando il nome e il marchio: vendeva pacchetti turistici, si faceva vedere a eventi vip in compagnia di personaggi famosi, come Vittorio Sgarbi o un figlio di Maradona, e commerciava prodotti legati ai nomi delle vetture Lamborghini, approfittando del suo cognome.

Il tutto, sfruttando l’immensa notorietà del mitico marchio del Toro, ma girato dall’altra parte. Un escamotage, per così dire, che non gli ha evitato una condanna. Perché - a parte la relazione di parentela e un passato come custode del Museo Lamborghini dal 2014 al 2018 -, nulla aveva a che vedere con l’eredità di Ferruccio, fondatore della storica casa automobilistica.

Così, Gianmarco Fabio Lamborghini - alias Fabio Lamborghini -, cugino di Tonino Lamborghini, martedì è stato condannato dal tribunale civile di Bologna: è stato ritenuto responsabile di violazione dei diritti del marchio e di concorrenza sleale confusoria.

Il Tribunale ha anche imposto il pagamento di mille euro per ogni eventuale singola violazione futura, più 15mila euro di spese legali.

Condannata anche la donna che collaborava con Gianmarco Fabio Lamborghini nelle sponsorizzazioni delle attività.

La causa è stata avviata nel 2019 da Tonino Lamborghini, dalla Tonino Lamborghini Spa e dall’associazione di promozione sociale ’Sotto il segno del toro’, che gestisce il museo di Tonino Lamborghini a Funo di Argelato. "C’è soddisfazione – spiega l’avvocato Sandro Corona, che ha assistito Tonino Lamborghini assieme all’avvocato Federico Ghini –. La sentenza è del tutto corretta, perché ha colto perfettamente il cuore della questione. È stata infatti ritenuta illecita l’attività commerciale del signor Gianmarco, alias Fabio Lamborghini, sfruttando indebitamente i marchi di Tonino Lamborghini e svolgendo attività di concorrenza sleale”.

Un esempio: al compleanno a Dubai della sua collaboratrice proponeva pacchetti turistici da cinquemila euro per fare un giro al museo Lamborghini e provare le automobili.

In pratica, si comportava come fosse un ‘delegato’ di Automobili Lamborghini (che non si è mai costituita nel procedimento).

Per i giudici della sezione specializzata in materia di impresa Antonio Costanzo, Vittorio Serra e Roberta Dioguardi, nel processo civile di primo grado, Giamarco Fabio Lamborghini, figlio di un fratello di Ferruccio, ha usato i social network associando la propria immagine all’ambiente Lamborghini, ha partecipato a eventi promossi da lui stesso a Dubai e in Cina, occasioni nelle quali associava il proprio nome a quello dello zio Ferruccio, ha creato un marchio "idoneo a creare confusione con quelli registrati”, con tanto di “riproduzione del toro che carica”, si legge nella sentenza.

Con la differenza che veniva "rappresentato privo di scudo e intento a caricare con il corpo ripiegato sul verso opposto” rispetto a quello del marchio storico.

E in giudizio è emerso che ha utilizzato "il proprio cognome quale proprio segno distintivo” e, “accanto al cognome, il nome Fabio, diverso dal nome anagrafico”, in quanto secondo nome.