Marconi Valley Bologna, l'Emilia scopre un tesoro: la terra della ricerca e dell'high tech

Dal clima ai raggi gamma, in città nasce il distretto dei ‘supercalcolatori’ di dati

Una ricostruzione di come sarà il Centro Meteo europeo che sorgerà a Bologna

Una ricostruzione di come sarà il Centro Meteo europeo che sorgerà a Bologna

Bologna, 12 maggio 2019 - I distretti industriali hanno rappresentato, nel corso del Novecento, gli assi portanti dell’economia dell’Emilia-Romagna. Nel mondo, i termini Packaging Valley e Motor Valley – il sistema di imprese delle filiere meccanica, meccatronica e motoristica – sono associati in primis all’Emilia-Romagna e a Bologna. E questa regione è tra le prime sei aree manifatturiere d’Europa.

La sfida del XXI secolo è rappresentata da ricerca e capacità di calcolo. L’Emilia-Romagna può contare oggi su importanti infrastrutture di rete e su una Big Data Community che – con oltre 1.800 ricercatori, di cui 200 provenienti da università internazionali e duemila persone impiegate nel settore – vede concentrarsi qui il 70% della capacità di calcolo scientifico del Paese. La potenza di calcolo sarà (o già è) uno dei principali fattori di produzione. «La capacità di supercalcolo fa la differenza», afferma Patrizio Bianchi, assessore regionale alla Ricerca. Perché «chi ha capacità di gestire non solo l’operatività ma soprattutto i sistemi complessi basati sui dati, di fatto controlla industria 4.0, che si fonda su dati e superdati».

 La sfida del Pil, Marconi Valley - di Paolo Giacomin

Bianchi lavora con in mente un traguardo ben chiaro: «Fare di Bologna e dell’Emilia-Romagna uno dei maggiori hub della ricerca europea». E sposa l’idea della Marconi Valley, un marchio che – mettendo insieme i pezzi di un puzzle di eccellenze scientifiche che qui si è composto negli ultimi dieci anni – renderà questo territorio identificabile nel mondo. E potrà essere un volano per l’economia della regione, attraendo imprese e intelligenze.

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«Abbiamo tutte le qualità per vincere questa sfida», assicura Bianchi. A Bologna sono concentrate strutture con grande capacità di ricerca e supercalcolo. Basti citare il Cineca (che riunisce tutte le università italiane) e l’Istituto di fisica nucleare (Infn), il cui sistema di supercalcolo regge il Cern di Ginevra. E ancora l’Inaf (Istituto nazionale di astrofisica), nella cui sede bolognese lavorano due ricercatrici che hanno collaborato alla realizzazione della prima foto di un buco nero; l’Ingv, l’ente italiano di ricerca sui fenomeni geofisici e vulcanologici; e poi il patrimonio di ricerca che è il Cnr.

In regione ci sono inoltre centri di eccellenza che lavorano sull’intelligenza artificiale, sull’automotive e sui nuovi materiali. E Modena è sede del laboratorio per le auto a guida autonoma. Una delle grandi sfide globali è quella del cambiamento climatico. Bologna è sede designata dell’Agenzia Nazionale per la meteorologia e climatologia ‘ItaliaMeteo’ e del nuovo data center del Centro Meteo Europeo per le previsioni a medio termine, che lavora con uno dei primi dieci calcolatori del mondo. E nel Modenese, sul monte Cimone, c’è la stazione di riferimento per il servizio meteo dell’Aeronautica militare e per l’Organizzazione mondiale della meteorologia. 

E sotto le Due Torri – dove già, a Medicina, c’è uno dei più grandi radiotelescopi d’Europa – sarà la sede del Cta (il Cherenkov Telescope Array), la più grande, potente e sensibile rete al mondo di telescopi per studiare i raggi gamma ad alte energie. Tutti questi soggetti, afferma Bianchi, «saranno presto riuniti in una Fondazione, la Big Data for Human Development, promossa dalla Regione, e aperta a tutte le grandi Università europee», per capire come affrontare i grandi temi dello sviluppo sostenibile.  

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