Bologna, 10 aprile 2025 – La Giunta comunale di Bologna approva il nuovo decreto Unesco per l’esercizio commerciale nelle aree di particolare valore culturale. “Una conferma dell’impianto precedente, che punta ancora sul divieto di passaggio da attività non alimentari ad alimentari”, spiega l’assessora Luisa Guidone, ma con alcune novità.

Valutazione prima e non dopo
La zona di efficacia (chiamata “nucleo di antica formazione”) resta invariata, così come gli obiettivi a cui devono rispondere i progetti speciali, ma varia la procedura perché il passaggio sarà invertito: il Comune non approverà più i progetti alla fine dell’iter, ma stabilirà all’inizio “criteri trasparenti” condivisi con le associazioni di categoria per arrivare all’approvazione dei cosiddetti “progetti speciali” (cioè in deroga al decreto Unesco). La valutazione continuerà ad essere effettuata da una Commissione comunale e poi, nel caso di parere positivo, il dirigente rilascerà l’autorizzazione (e non più la ‘Scia’, cioè la Segnalazione certificata di inizio attività). Una passaggio che anche per Guidone “va a semplificare l’iter in alcuni casi”.
Cosa si può vendere senza deroga
Non solo: con le nuove regole vengono consentiti, senza il bisogno di chiedere la deroga, il commercio di alimentari per farmacie, parafarmacie ed erboristerie; la vendita di integratori alimentari agli esercizi alimentari nel limite del 3% della superficie e non oltre i 10 metri quadrati; il commercio alimentare - ad esclusione delle bevande alcoliche - da parte di laboratori artigianali alimentari e pubblici esercizi, sempre nelle soglie prima elencate.
“L’esempio classico è quello del macellaio, che potrà mettere un piccolo scaffale per vendere sugo e pasta in un’attività alimentare già avviata”, specifica Guidone. Spazio anche alla possibilità di avviare un magazzino o un deposito fatta eccezioni per locali utilizzati in precedenza come attività commerciali o uso ufficio con affaccio su strada: ok a cantine e garage.

Cosa non si può fare
Vietato l’insediamento di money change, phone center, internet point e money transfer, così come di compro oro, sale slot e scommesse. Verranno ampliati i controlli in d’accordo con la Guardia di Finanza e il lavoro irregolare sarà una delle causa di decadenza dell’autorizzazione (senza diritto di indennizzo o risarcimento). Le modifiche saranno anche retroattive e riguarderanno i progetti speciali approvati negli ultimi anni: comprenderà anche, quindi, il ‘caso Flor’ di via Drapperie.
Chi non ha ancora aperto
Un fatto, però, che secondo l’assessora non cambierà le sorti di “quelli non approvati o che ancora non hanno aperto”. Nel 2023 e nel 2024, infatti, solo 12 progetti approvati hanno effettivamente aperto, mentre 6 sono ancora al palo e altri 4 sono decaduti. Nel 2025, invece, ce l’hanno fatta soltanto le Cesarine con il progetto di un ‘home restaurant’ diffuso; bocciati gli altri 17 progetti presentati.
“Dopo l’approvazione del regolamento, ci sarà una fase in cui la giunta indicherà i criteri e la finestra temporale nel quale possono essere aperti, in accordo con le associazioni di categoria - chiude l’assessora -. L’indirizzo politico è quello di tutelare il nostro centro e mantenere il mix merceologico esistente”.