Bologna, controlli a tappeto sulle pensioni. Scovati 440mila euro mai riscossi

Lo Spi-Cgil: "Resoconti solo online, e i più anziani non controllano"

Spi-Cgil bologna, a sinistra il segretario Valentino Minarelli

Spi-Cgil bologna, a sinistra il segretario Valentino Minarelli

Bologna, 20 novembre 2017 - Un tesoro di 440mila euro si era ‘perso’ nei meandri di Internet. Soldi destinati alle fasce più deboli: pensionati al minimo o che, per condizioni sociali o familiari particolari, hanno diritto a maggiorazioni, integrazioni, assegni o quattordicesime. Soldi che il 55% degli interessati in Italia, dicono le statistiche, non richiede pur avendone diritto, semplicemente perché non lo sa. O perché non è in grado di andare sul sito dell’Inps, con l’apposito pin, a scaricare il prospetto della pensione che fino al 2012 fa l’ente mandava in cartaceo, a casa.

“Lo spartiacque è quello – ricostruisce Stefano Carisi, di Spi-Cgil –: quando nel 2012 il governo Monti decise che gli italiani non avrebbero ricevuto più il Cud a casa, l’Inps decise di fare lo stesso con i prospetti pensionistici, oggi consultabili solo online”. Sacrosanto, visti i tempi, se non fosse per il fatto che tra i pensionati, oggi, ci sono ultraottantenni con nessuna dimestichezza con i computer e la Rete. E a poco era valsa, qualche anno fa, la conquista di un pin con cui i sindacati possono accedere ai profili dei pensionati che fanno loro delega. Il problema è che, oltre a scaricarli, quei documenti vanno letti e interpretati. Da qui è partito in via Marconi un progetto di formazione, pressoché unico in Italia per capillarità, che ha consentito di dotare tutte e 42 leghe Spi-Cgil dell’area metropolitana di un volontario ‘esperto’ in grado di spulciare tra gli Obis/m (i prospetti online) in cerca di crediti non riscossi.

E qui lo Spi bolognese ha potuto calare una briscola non da poco: Giuliana Ventura, dipendente Inps per 40 anni, ex responsabile degli uffici di Vergato, e oggi pensionata e volontaria Spi. Col suo aiuto sono stati formati i volontari che, a partire dalla scorsa primavera, hanno potuto scandagliare i profili di 3.600 pensionati (“ma è solo l’inizio”, assicura Carisi) e inoltrare 545 domande, per un totale di 440mila euro. Quasi 70mila euro sono arrivati in Valsamoggia, snocciola Maria Forni. A Calderara i controlli osno iniziati in primavera, “Faticoso farlo in modo sistematico – racconta Katia Spuri – ma i risultati ripagano degli sforzi, come i 2.200 euro fatti recuperare a una signora qualche giorno fa”. Soldi che, una volta incassati gli arretrati, entrano mensilmente nelle pensioni degli interessati, perlomeno finché le condizioni economiche rimangono le stesse.

In città, Lega Savena, Marco Fabbri si è concentrato sugli assegni familiari derivanti dalle pensioni di reversibilità, e in pochi mesi ha permesso ai suoi iscritti di recuperare dall’Inps 45mila euro. Castelmaggiore, infine, ha sbancato il jackpot: 100mila euro di soldi recuperati, e Gaetano Esposito, il volontario che ha coordinato il lavoro, oltre che felice per i suoi pensionati è anche ben indignato: “È mai possibile – spiega – che in Italia sia obbligatorio versare i contributi e opzionale richiedere i soldi a cui si ha diritto?”. A quanto pare sì: è possibile.

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