Philip Morris Bologna. "Meno precari e più spazio alle donne"

Stabilizzato un centinaio di lavoratori tra maggio e luglio. "E vogliamo il 40% di manager ‘rosa’ entro due anni"

Simona Robotti, responsabile risorse umane Philip Morris Manifacturing &Technology Bologna

Simona Robotti, responsabile risorse umane Philip Morris Manifacturing & Technology Bologna.

Bologna, 5 ottobre 2020 - Cento lavoratori stabilizzati tra maggio e luglio, mentre il resto d’Italia riapriva a fatica. L’obiettivo di arrivare al 40% di donne manager entro due anni. Dallo stabilimento di Crespellano (Bologna), dove si producono gli stick di tabacco per l’Iqos, Simona Robotti, responsabile risorse umane Philip Morris Manifacturing & Technology Bologna, racconta come è cambiata la vita di una delle aziende più grosse dell’Emilia Romagna e le prospettive future.

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Come ha inciso la pandemia sulla vostra attività? "Ci siamo occupati del Covid-19 fin da febbraio, costituendo un comitato aziendale di crisi e coinvolgendo la rsu. L’impegno è andato in primis alla sicurezza delle persone sul posto di lavoro e fuori. In accordo col sindacato abbiamo potenziato ed esteso lo smart working. Abbiamo istituito il supporto psicologico online e rivisto alcune iniziative, rendendo disponibile online la consulenza nutrizionale e mettendo a disposizione lezioni di fitness in streaming. Abbiamo considerato anche la sfera familiare, cercando tra l’altro di creare attività da remoto per i figli".

Come è stata l’uscita dal lockdown? "Noi non siamo praticamente mai rimasti chiusi. Il 4 maggio avevamo già in atto una serie di misure poi rafforzate. Non abbiamo avuto ripercussioni sul business: i dati di mercato dicono che nel lockdown molte persone hanno smesso di fumare sigarette convertendosi a prodotti alternativi, quelli che produciamo a Bologna. Abbiamo proceduto a inserimenti di personale e stabilizzazioni. A maggio, giugno e luglio abbiamo convertito a tempo indeterminato oltre 100 contratti".

Che prospettive ha Bologna, prevedete assunzioni? "Oggi la nostra organizzazione conta 1.600 persone tra Crespellano e Zola Predosa. Ogni anno prendiamo l’impegno di stabilizzare delle persone. Ma il numero è importante solo in quanto legato al ruolo strategico di questo sito: Bologna ha una rilevanza strategica all’interno di Philip Morris International, siamo il sito-guida per l’adozione di iniziative e progetti a livello globale che vanno nella direzione della tecnologia e dell’innovazione".

La scarsità di tecnici è ancora una preoccupazione per le imprese del territorio? "Il problema per noi non è più critico come qualche anno fa, ma poche dimissioni possono avere ancora una criticità se sono persone con una determinata professionalità tecnica, che poi dobbiamo cercare sul mercato".

Pochi tecnici e molto ricercati. Come attirarli? "Negli anni abbiamo avuto un’attenzione specifica su iniziative di ‘employer branding’ (la reputazione che un’azienda si costruisce come datore di lavoro, ndr). Ora abbiamo lanciato la campagna #makehistory, ‘fare la storia’, basata sul fatto che ci siamo dati un obiettivo: essere attori di una trasformazione epocale, creare un futuro senza fumo. Una campagna co-creata con persone della nostra azienda, nulla è stato fatto a tavolino".

Lei è presidente di CapoD, rete di imprese promossa dalla Città metropolitana per supportare le pari opportunità sul luogo di lavoro. Tra i temi più rilevanti c’è la disparità uomini-donne. Il Covid-19 e misure come lo smart working come hanno inciso e incideranno in futuro? "Tra gli obiettivi c’è la promozione delle pari opportunità per tutti sul lavoro, anche attraverso occasioni di incontro culturali, la promozione di eventi di sensibilizzazione, di informazione e di scambio di esperienze. Confrontandomi coi colleghi, mi rendo conto che il Covid ha già un impatto sulla situazione delle donne, dal punto di vista della sicurezza e retributivo. Da noi lo smart working è bilanciato tra uomini e donne: il destinatario dello smart working non dev’essere per forza una donna".

In Philip Morris avete raggiunto la certificazione ‘Equal Salary’, per la parità retributiva tra uomini e donne. Su cosa puntate ora? "Nella nostra politica di inclusione il concetto di diversità è ampio. Siamo partiti dalla diversità di genere e sotto questo aspetto abbiamo anche l’obiettivo di raggiungere, nel 2022, il 40% di donne in posizioni manageriali e dirigenziali".  

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