Lavoro, Pwc assume tra Emilia e Marche

Consulenze aziendali, Toselli: "Abbiamo bisogno di cento giovani"

Andrea Toselli, capo di Pwc Italia

Andrea Toselli, capo di Pwc Italia

Bologna, 20 settembre 2019 - È stato ospite di Enrico Letta, a Cesenatico. Andrea Toselli, ceo di Pwc Italia, ha parlato ai ragazzi summer school della Scuola di politiche fondata dall’ex presidente del Consiglio. L’evento, che si è chiuso la scorsa settimana, ha consentito a 200 giovani di confrontarsi con alcuni dei protagonisti più autorevoli della scena politica ed economica italiana. Toselli, a capo del network leader nei servizi professionali alle imprese, ha parlato soprattutto di capitale umano. 

Dei talenti: di quelli che dall’Italia scappano all’estero – e solo di rado ritornano – e di quelli che PwC sta cercando per il suo organico. La società ha programmato duemila inserimenti in tutte le sedi italiane, tra le quali due in Emilia Romagna (Bologna e Parma) e una nelle Marche (Ancona). Regioni nelle quali Pwc intende rafforzare la sua presenza.   

Andrea Toselli, quali sono i profili che state cercando? «Neolaureati in materie economiche, giuridiche e nell’ambito Stem (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica). Pwc fa consulenza, quindi ci proponiamo all’esterno con le idee dei nostri professionisti. Assumiamo giovani curiosi e preparati, che vogliano impegnarsi e mettersi in gioco, intellettualmente agili. Abbiamo in organico seimila persone che lavorano in team, quasi sempre dai clienti: conta molto la capacità di capire il momento». È difficile trovare queste caratteristiche? «Lo è. Riceviamo moltissimi curriculum, Pwc è ambita. Il problema non è assumere, ma far entrare a bordo un giovane. Vuol dire capirlo e riuscire a farsi capire. La nostra è un’organizzazione complicata, con quattro generazioni che coesistono. La base valoriale, più di quella operativa, diventa fondamentale». Quanti dei duemila nuovi inserimenti saranno riservati alle sedi di Emilia Romagna e Marche? «Oltre un centinaio. Un trend in crescita rispetto agli anni precedenti». L’attività di Pwc nelle due regioni: l’area è davvero strategica per voi? «Si tratta di un mercato effervescente sul quale puntiamo, anche se potremmo fare di più. L’Emilia Romagna, in particolare, è riconosciuta come il regno dell’impresa e i risultati dei nostri uffici sono di grande soddisfazione. L’ambiente è ricettivo e ci piace pensare che la crescita sia generata in parte anche grazie al nostro contributo». Una regione in grado anche di attrarre i talenti andati all’estero? «Non ne farei un discorso di territorialità. Quando l’economia è vivace e si fa impresa con successo, anche grazie ai rapporti internazionali, si creano opportunità. Ma il rimpatrio dei cervelli in fuga può essere difficile prima di tutto per un problema di visibilità delle occasioni per chi è all’estero. Un’impresa da sola può superare l’ostacolo solo a partire da certe dimensioni». Di talenti ha parlato durante l’intervento alla summer school di Enrico Letta a Cesenatico. «E ho avuto anche l’impressione di averne molti di fronte. Mi ha emozionato vedere l’entusiasmo, l’energia e la potenza intellettuale di quei ragazzi in platea, brillanti, preparati e desiderosi di informarsi e ragionare. Mai avevo partecipato, anche se conosco l’iniziativa con la quale Pwc collabora da tempo. È un’esperienza che non lascia indifferenti». Dal vostro studio ‘Talents in motion’ emerge che molti di coloro che vanno all’estero valuterebbero di rientrare, ma manca una sufficiente conoscenza degli incentivi fiscali e le aziende devono fare la loro parte con prospettive di crescita e stipendi più alti. «Viaggio parecchio e so che all’estero non sempre l’Italia è percepita per ciò che è davvero. Di certo il fatto che il Paese sia considerato volatile può creare qualche ostacolo». Insomma, bisogna impegnarsi prima di tutto per non far andare via i giovani? «Meglio ancora farli andare con un buon piano di rientro. Pwc ha persone che vanno all’estero e che dopo due o tre anni tornano e restituiscono l’investimento. Io stesso ho fatto tre esperienze all’estero, negli Stati Uniti, in Sud America e in Inghilterra: rientrando ho portato valore perché avevo visto qualcosa di diverso. Andare all’estero è utile se serve a donare apertura mentale per poi ritornare in Italia».

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