Bologna, 18 agosto 2023 – Bologna è l’ottava città d’Italia per aumento del costo della vita. La classifica nazionale dei comuni "più cari" d’Italia è compilata dall’Unione nazionale consumatori sulla base di dati Istat sull’inflazione. Non siamo quindi nelle primissime posizioni della Top 10, ma in città l’inflazione continua a correre.
Secondo i calcoli dell’Unc, infatti, a luglio sotto le Due Torri il tasso d’inflazione tendenziale (cioè rispetto allo stesso mese dell’anno precedente) pari a +6,3% si traduce in una vera e propria stangata. Una famiglia bolognese tipo deve infatti mettere in conto un aumento di spesa annua di 1.572 euro.
Nel mese di luglio, secondo l’Istat, l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività – al lordo dei tabacchi – ha fatto registrare una variazione mensile di +0,1%. (In giugno, la variazione mensile era stata -0,2%, mentre il tasso tendenziale +6,5%). "C’è un processo di rientro troppo lento – commenta Gianluigi Bovini, già capo dell’area Statistica del Comune –: il tasso tendenziale si abbassa lentamente".
Prezzi, cosa aumenta di più
Ma quali sono i beni di consumo più colpiti dall’inflazione nella nostra città? Chi fa la spesa non sarà affatto sorpreso di trovare al primo posto – si parla di aumento su base annua – la voce ‘Prodotti alimentari (per esempio pane, carne, formaggi) e bevande analcoliche’, con un +10,3%. Segue il capitolo ‘Abitazione, acqua, elettricità e combustibili’ (+9,6%), seguito da ‘Servizi ricettivi e di ristorazione’ (+9,2%).
"Il dato più preoccupante è quello dei prodotti alimentari – afferma Bovini –, perché incide molto sui bilanci delle famiglie con meno disponibilità". Nel paniere dei prodotti alimentari, la variazione tendenziale è del +18,6% per oli e grassi; segue la verdura (+18%); aumenti consistenti anche per acque minerali, analcolici e succhi di frutta (+13,5%), zucchero e marmellate (+12,6%) latte, formaggio e uova (+11,5%), la frutta (+11%) e il pane (9,4%).
Le altre voci interessate dalla rilevazione statistica sono: ‘Mobili e articoli per la casa’ (+5,0%), ‘Ricreazione, spettacoli e cultura’ (+4,9%), ‘Abbigliamento e calzature’ (+4,6%), ‘Bevande alcoliche e tabacchi’ (+3,6%).
Ancora, ‘Altri beni e servizi’ (+3,3%), ‘Servizi sanitari e spese per la salute’ (+2,9%), ‘Istruzione’ (+0,4%), ‘Trasporti’ (+0,3%) e ‘Comunicazioni’ (+0,3%).
Inflazione e prezzi risentono degli eventi che caratterizzano il periodo storico di riferimento. La fine della pandemia ha comportato una forte ripresa dei consumi e quindi un aumento dei prezzi (inflazione da domanda); la guerra in Ucraina ha generato la crisi dei beni energetici alla base dei processi produttivi, originando un forte aumento generalizzato dei prezzi dei beni al consumo (inflazione da offerta).
In ultimo, l’alluvione in Emilia-Romagna incide – e forse inciderà ancora – sul livello dei prezzi, soprattutto per il cosiddetto ‘carrello della spesa’.