Bologna, il turismo non conosce crisi

I visitatori in città producono 3 miliardi l’anno e danno lavoro a quasi 40mila persone

Turiste in piazza Maggiore (Fotoschicchi)

Turiste in piazza Maggiore (Fotoschicchi)

Bologna, 29 aprile 2018 - Tre miliardi di euro. E’ questo il valore del turismo in città secondo l’analisi redatta da Guido Caselli e Matteo Beghelli del Centro studi, monitoraggio dell’economia e statistica di Unioncamere Emilia-Romagna. Un industria turistica esplosa negli ultimi anni, che conta quasi 40mila addetti (il 9% sul totale provinciale) e più di 8.200 imprese (quasi il 10% del totale provinciale) e che ha saputo affrontare meglio di altri settori la crisi, diventando volano principale dell’economia.

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Tra le 110 province italiane, solo 15 hanno recuperato i livelli di ricchezza precedenti al 2008: Bologna è terza in questa speciale classifica, e le previsioni attendono un ulteriore crescita nei prossimi anni. A rispondere al meglio sono stati proprio i settori dei servizi alle persone e dell’alloggio-ristorazione, che hanno permesso alla città di salire al vertice della classifica nazionale (insieme a Milano) per quanto riguarda l’indotto prodotto dal turismo: sotto le Due Torri, per ogni 100 euro di valore aggiunto diretto se ne aggiungono altri 140 da attività indirette.

«Questi sono dati impensabili se torniamo al 2011 – commenta Matteo Lepore, assessore al Turismo – e la crescita continuerà nei prossimi anni grazie agli ‘asset’ che abbiamo impostato. Un lavoro sinergico basato sugli investimenti operati sull’aeroporto e Bologna Welcome». Ed è proprio il Marconi a giocare un ruolo fondamentale sugli arrivi in città, soprattutto degli stranieri (più del 50% del totale). Nell’area metropolitana gli arrivi totali nel 2017 sono stati 2 milioni e 175mila, con un incremento del 14% sul 2016. Un turista spende mediamente 108 euro al giorno, la maggior parte per alloggio (44%) e ristorazione (33%), più che per gli acquisti (17%).

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I più dispendiosi sono i turchi e gli statunitensi (130 euro al giorno), i più restii i francesi e gli spagnoli (86 al giorno). Al centro dello studio di Unioncamere anche il tema della ‘sharing economy’ e la piattaforma Airbnb, «che negli ultimi 10 anni ha mostrato uno sviluppo enorme con tendenze monopolistiche». «La sharing economy nel turismo è arrivata per restare – spiega Beghelli –: ora urgono nuove regolamentazioni e una gestione operativa accurata».

Ma se il turismo vola, anche la cultura ne beneficia. «Vogliamo dimostrare che non siamo solo la ‘città dei taglieri’ – aggiunge Lepore –: il 5% del bilancio comunale (6 milioni di euro, ndr) finanzia politiche culturali. Ed è anche grazie all’imposta di soggiorno che questo dato si è incrementato negli anni». Proprio sulla tassa di soggiorno, il primo trimestre del 2018 ha segnato un record: 1,5 milioni di entrate, grazie anche al nuovo modello di imposta per Airbnb introdotto a fine 2017.

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