ROSALBA CARBUTTI
Economia

Unipol, lavoratori contro sindacati: "Non vogliamo la settimana corta”

La proposta delle sigle non convince i dipendenti, che preferiscono trattare sullo smart working. A tal fine è stata creata una petizione sulla piattaforma Change.org che ha già raccolto 2.700 firme.

La proposta delle sigle non convince i dipendenti, che preferiscono trattare sullo smart working. A tal fine è stata creata una petizione sulla piattaforma Change.org che ha già raccolto 2.700 firme.

La proposta delle sigle non convince i dipendenti, che preferiscono trattare sullo smart working. A tal fine è stata creata una petizione sulla piattaforma Change.org che ha già raccolto 2.700 firme.

Bologna, 10 dicembre 2024 – I dipendenti di Unipol sono sul piede di guerra. Il motivo? La settimana corta. A differenza di aziende come Lamborghini, Intesa San Paolo o Ima che hanno festeggiato la riduzione dell’orario di lavoro a parità di trattamento, nel colosso assicurativo non si brinda, anzi. E sulla proposta aziendale ’spinta’ dai sindacati è stata pure creata una petizione su change.org con oltre 2.700 firme. Non solo. Il malcontento – raccontano alcuni lavoratori – sta crescendo nei corridoi del colosso assicurativo, tant’è che sulla porta dell’ufficio sindacale è spuntato un cartello non proprio concilante con i simboli delle sigle e la scritta "pagliacci".

I quattro giorni lavorativi anziché cinque, della durata di 9 ore (36 ore a settimana invece di 37 a parità di stipendio), distribuiti o dal lunedì al giovedì o dal martedì al venerdì, è una proposta che non convince i lavoratori di Unipol che, invece, avevano dato mandato ai sindacati di trattare sullo smart working di otto ore, tema sul quale l’azienda non ne ha voluto sapere. Da qui, First Cisl, Fisac Cgil, Fna, Snfia e Uilca Uil hanno scritto ai lavoratori perorando la causa aziendale, pur sottolineando la contrarietà al ’niet’ di Unipol sullo smart working: "Riteniamo che la proposta della settimana corta sia un tema degno di essere approfondito, discusso e migliorato per arrivare a un accordo vantaggioso per tutti", spiegano. Un accordo che, però, tiene fuori i lavoratori part-time e i dirigenti senior con responsabilità, togliendo di fatto la possibilità sia del lavoro agile, sia della flessibilità di orario, compatibile con la vecchia organizzazione. La scelta dei 4 giorni lavorativi è su base volontaria: in caso contrario si torna ai 5 giorni, ma senza comunque alcuna possibilità di telelavoro.

A complicare il clima già agitato tra dipendenti e sindacati, però, è stata la mail aziendale inviata venerdì, dove veniva comunicato ai lavoratori il nuovo modello della settimana corta a partire da inizio 2025, dettagliandone i termini, salvo specificare che "i dettagli operativi verranno discussi in seguito all’accordo con le organizzazioni sindacali".

Una comunicazione che, stando ai dipendenti, dimostrerebbe lo scarso coinvolgimento in una trattativa che pare già chiusa. Da qui, i sindacati sono corsi ai ripari, inviando un nuovo messaggio ’riparatore’ e rassicurando "che non è stato firmato alcun accordo sindacale sulla settimana corta". Le assemblee sono state fissate per domani e giovedì.