Conti vince il seggio di Prodi. "Ma non è colpa del Prof"

Muro dei fedelissimi. Zampa: "Al Baraccano il Pd della Ztl". Soverini: "Padre nobile". Dondi (Nomisma): "La polemica non c’entra, in centro c’è voglia di cambiamento"

Romano Prodi al voto al seggio del Baraccano (FotoSchicchi)

Romano Prodi al voto al seggio del Baraccano (FotoSchicchi)

di Rosalba Carbutti

"I prodiani non esistono più", ripetono. E se anche esistessero ancora, il Professore è visto come un padre nobile. Lontano, ormai, da quel ’sangue’ che durante le primarie scorre, come proprio lui ha evocato. Sarà. Ma di certo, analisti, addetti ai lavori, prodiani ed ex prodiani hanno notato quei nove punti di distacco di Isabella Conti su Matteo Lepore proprio nel seggio dove l’ex premier e famiglia vanno a votare: quello al Baraccano. Qui, su 844 votanti, 496 hanno scelto la sindaca, 415 l’assessore. Un andamento controcorrente rispetto agli altri gazebo, soprattutto in periferia, dove Lepore ha stravinto.

Un dato che viene letto con la lente di quella polemica che tanto ha infiammato il rush finale della competizione. Il Prof dice che "deve scorrere il sangue", Isabella che risponde di essere "ferita da quelle parole violente", Prodi che controreplica "sorpreso che si sia voluto creare un incidente su una frase scontata". Scintille in un contesto burrascoso, dove Prodi – pur non volendo – c’è finito dentro. Qualcuno si prende la libertà di scherzare: "Forse il Prof con tutta la famiglia ha votato Isabella?". Ma al di là dell’ironia, Serse Soverini, deputato dem amico dell’ex premier, chiude il dibattito: "Mica è colpa del Professore se la Conti ha vinto al Baraccano. Lui è un padre nobile, il suo pensiero è un patrimonio per il centrosinistra. Ma sulle dinamiche politiche ha fatto un passo indietro. Mica influenza i militanti...".

Sandra Zampa, portavoce storica del Professore, già sottosegretaria alla Salute, va oltre: "In quel seggio c’è un elettorato più centrista. L’orientamento è quello del Pd della Ztl. Non c’è alcun nesso con la polemica – stupida e inutile – che ha interessato pochissimo gli elettori. La frase di Prodi risale al 2005 e lui l’ha ripetuta più volte. Comunque non ci sarà alcun strascico". Gianni Pecci, inventore del pullman di Prodi della stagione ulivista, sogghigna: "Un solo indizio non fa un prova. ce ne vogliono almeno altri due...". E aggiunge: "Non credo che ci sia un legame tra la vittoria della Conti nel seggio di Romano e la famosa polemica. Comunque la sindaca ha perso, ma ha preso tanti voti".

A mettere in fila suggestioni con la scientificità dei dati ci pensa Luca Dondi Dall’Orologio, ad di Nomisma, che parte dal Baraccano per fare un’analisi più ampia: "C’è stata una divisione netta tra quartieri popolari, dove per Lepore in certi casi c’è stato un plebiscito, e il centro storico dove la gara è stata più equilibrata. Non credo che al Baraccano il voto sia dovuto all’effetto-Prodi. Anzi, direi che il Prof con il ’richiamo’ di altri big del Pd, come il segretario Enrico Letta, in difesa di una certa visione della coalizione, anche in chiave anti-Renzi, abbia aiutato Lepore". Resta, però, che la replica della Conti al Professore non l’ha danneggiata: "Ha avuto coraggio".

Ora, però, il faro è su ottobre. La mobilitazione identitaria è andata bene per le semifinali, spiega Dondi, "ma il dato dei quartieri centrali mostra che c’è una richiesta di discontinuità, soprattutto su sicurezza e degrado". Ergo, vanno recuperati i 10mila voti della Conti. Da qui, l’appello alla pace di tutti. Soverini cita la Fabbrica del programma di Giulio Santagata: "Vanno lasciati spazi nelle pagine dove la Conti possa inserirsi". Zampa propende per "una pace senza formalismi, ma di sostanza".

Il padre dei gazebo, Arturo Parisi, che ripete sempre come "le primarie vanno fatte a una distanza dalle secondarie che consenta di dimenticarle", conferma: "È arrivato il momento di cominciare a dimenticarle!". Le ferite, quindi, si rimargineranno, dopo il ’sangue’ evocato da Prodi? Il professor Pasquino, pro Conti, ha qualche dubbio: "Le parole dell’ex premier non sono scritte in nessun manuale di Scienza politica. Le differenze di opinioni Lepore-Conti restano forti. La pace si può fare, ma serve un ripensamento del Pd. Che notoriamente non è capace di ripensarsi".

 

 

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