Enrico Letta: "La sicurezza non è di destra, Bologna premierà il nostro messaggio"

Intervista al segretario nazionale del Pd: "Salvini e Meloni? Noi siamo seri e rigorosi su vaccini e Green pass, loro lassisti e licenziosi"

Enrico Letta

Enrico Letta

Bologna, 2 ottobre 2021 - Dice e ribadisce che sicurezza e libertà sono parole di sinistra e si aspetta che da Bologna, la sera di lunedì, arrivi una vittoria "importante". Il segretario del Pd Enrico Letta, nella sua campagna elettorale in doppio formato – tra le suppletive per il collegio di Siena della Camera, a cui si è candidato in prima persona, e le sfide nelle cinque grandi città, che segue da numero uno dei dem – non si dimentica affatto della sfida sotto le Due Torri.

In una campagna elettorale senza particolari sussulti, l’unico vero terreno di scontro a Bologna è stato quello sulla sicurezza, con il centrosinistra, dal Pd alle forze più radicali della coalizione, a rivendicare la necessità di una stretta in città.

Sorpreso, dopo anni in cui il solo nominare quella parola sembrava un tabù?

"Per niente, perché sicurezza e libertà non sono affatto parole di destra: sono parole universali, quindi anche della sinistra. La nostra colpa, negli ultimi decenni, è stata quella di essercele fatte scippare. Bene ha fatto Matteo Lepore a parlarne apertamente e a riappropriarsene".

Matteo Salvini e Giorgia Meloni vi accusano di copiare il centrodestra.

"Tra noi e il centrodestra la differenza sta tutta nel modo in cui si applicano questi due concetti. Noi li intendiamo come prevenzione, come impegno per costruire le condizioni perché vi sia una effettiva sicurezza e non solo la repressione. Un esempio concreto di come siamo differenti noi e la destra su questi temi è quello di Green pass e vaccini: noi siamo stati seri e rigorosi, loro lassisti e licenziosi".

Quale risultato si aspetta da Bologna la sera di lunedì?

"Una vittoria importante, che confermi la buona tradizione e il buon governo della città, con un cambio di testimone e un passaggio generazionale. E nel futuro mi aspetto che le Due Torri mantengano quella leadership nazionale e quella capacità di attrarre investimenti, persone e sapere che già hanno, anche grazie al lavoro molto importante svolto dalla Regione. Anzi, vorrei ringraziare Stefano Bonaccini per come governa l’Emilia-Romagna e per come ha interpretato questa campagna elettorale, in modo attivo e generoso".

Qui c’è un’alleanza tra Pd e M5s molto salda: Bologna potrebbe diventare un laboratorio politico in caso di successo largo di Lepore al primo turno?

"Di sicuro guarderò con attenzione i risultati che avremo sotto le Due Torri e a Napoli, l’altra città dove ci presentiamo con i grillini, e cercheremo di capire come leggere i dati che arriveranno. Poi parliamo sempre di elezioni amministrative, intendiamoci, su questo sono attento e rigoroso".

Amministrative che, anche a queste latitudini, rischiano di scontare un astensionismo molto alto.

"Io invece penso che ci sarà una partecipazione importante al voto, lo vedo anche da come sta andando la mia campagna elettorale a Siena. C’è una grande voglia di esserci, molta partecipazione, anche in un collegio difficile come quello in cui mi sono candidato, tra la vicenda Mps e l’attivismo di Salvini, che lo ha battuto palmo a palmo come se fossi lui il candidato, dovute probabilmente alla stanchezza per questa lunga fase di convivenza con il Covid: le persone non ne possono più di vedere gli altri solo dietro a uno schermo, hanno voglia di rapporti umani e diretti. Proprio per questo motivo invito tutti i bolognesi a mobilitarsi e ad andare a votare per mettersi alle spalle la fase più difficile della pandemia e i mesi difficili dei lockdown".

Resta in sospeso il tema dei ribelli Pd esclusi dalle liste per il Consiglio comunale: a che punto è il lavoro di ricucitura interna al partito?

"Si troveranno buone soluzioni, non ho nessun dubbio al riguardo. Però penso che ora debba prevalere la voglia di essere uniti. Con questo voto ci giochiamo moltissimo, visto anche lo sfarinamento in corso a destra, e dobbiamo dare l’idea a tutti i nostri elettori di essere impegnati in un grande lavoro e in un grande sforzo collettivi. Fare prevalere le ragioni dell’unità deve essere un imperativo categorico".

 

 

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