Fiere, matrimonio in salita "Qui è tutto congelato"

Imbarazzo dopo le picconate di Confcooperative. Partita ferma fino alle Comunali. I piani industriali degli expo di Bologna e Rimini riveleranno il futuro della fusione

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"Non interveniamo. Sono questioni che riguardano i soci...", taglia corto Renato Bruzzone, dg di BolognaFiere. Dopo le picconate di Confcooperative sulla fusione degli expo di Bologna e Rimini, in città regna un certo imbarazzo. E l’allungarsi dei tempi, denunciato da Daniele Ravaglia al Carlino, potrebbe davvero rischiare di compromettere le nozze tanto annunciate.

"È tutto fermo", confermano ambienti vicini a Via Michelino. Del resto, se si dovranno attendere le elezioni amministrative, è chiaro che prima di fine anno il dossier non verrà riaperto. Virginio Merola e Andrea Gnassi, rispettivamente primi cittadini di Bologna e Rimini, infatti, sono in scadenza di mandato. Ergo, sarà materia delle nuove amministrazioni tutta la partita della fusione di Bologna e Ieg, Italian Exibition group, la società quotata che controlla le fiere di Rimini e Vicenza.

Parole, queste, che si rincorrono anche nei palazzi della politica, da Palazzo d’Accursio a Viale Aldo Moro. Sebbene si sappia quanto la Regione si sia spesa per fare da arbitro alle richieste dei due ’contendenti’.

Dopo mesi di incontri e summit, quindi, il capitolo della fusione potrebbe davvero saltare un’altra volta, così come successe nel 2016. Il nodo, del resto, è che nel frattempo le due fiere proseguiranno da sole e presenteranno nuovi piani industriali. A quel punto, si capiranno le vere intenzioni delle due società. Tradotto: se i piani saranno o meno coerenti con il matrimonio o andranno in una direzione opposta.

Da quello che trapela, inoltre, anche tra i cooperatori emiliani e romagnoli non c’è comunione d’intenti. Con i secondi soprattutto scocciati dalla fuga in avanti di Ravaglia e ancora convinti che le possibilità di ritrovare l’intesa con Bologna ci sia.

Ma, anche andando avanti sulle nozze, resterebbe il nodo della governance, troppo sbilanciata su Rimini.

A favore della fusione resta la possibilità per gli expo di attrarre fondi. Dalla Regione – disponibile a un’iniezione di liquidità di qualche decina di milioni in caso di super-fiera – e soprattutto da Cassa depositi e prestiti. Dall’altra parte, però, Bologna pur di fronte a un ’rosso’ di 46 milioni nel 2020, sta crescendo molto sull’estero, acquisendo nuove fiere.

Da qui, sono state notate le parole del presidente di via Michelino, Gianpiero Calzolari (nella foto), che all’ultima riunione ai soci privati pare abbia fatto capire che la direzione sarebbe quella di risolvere i problemi finanziari in solitaria. Resta da capire quanto lo Stato interverrà. E se – come pare – la Commissione europea concederà una deroga al regime del ‘de minimis’, cioè in pratica se correggerà le soglie massime di fondi che lo Stato può concedere al settore. Questo darebbe ossigeno a Bologna e a tutte le fiere italiane che, più volte, hanno denunciato la disparità di trattamento con la Germania.

ros. carb.

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