Il rimpianto di Battistini: "Siamo arrivati tardi"

Il candidato del centrodestra non perde l’aplomb nonostante i risultati: "Ha vinto il partito della stagnazione. Resterò in Consiglio"

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di Luca Orsi

Il sogno della "rivoluzione gentile per la città più bella del mondo" per Fabio Battistini si infrange appena un minuto dopo la chiusura dei seggi. Per il candidato sindaco civico appoggiato dal centrodestra già i primi exit poll – e via via i voti scrutinati fino alla serata di ieri – sono impietosi. Con Matteo Lepore e il centrosinistra arrampicati su percentuali sempre superiori al 60%, mai il ballottaggio è stato alla portata dell’imprenditore prestato alla politica.

Anche nel giorno della pesante sconfitta (con probabile doppiaggio da parte di Lepore), Battistini non perde l’aplomb abituale, che lo ha contraddistinto anche nei momenti più aspri della campagna elettorale. "Rimpianti? Non ne ho. In questi mesi ho corso moltissimo, sempre con il sorriso". C’è spazio solo per un garbato rilievo verso i partiti del centrodestra, che dopo la sua discesa in campo, a dicembre 2020, hanno fatto melina per otto mesi, scegliendo di appoggiarlo soltanto a fine luglio.

"Siamo arrivati tardi, siamo arrivati in maniera complicata", commenta Battistini, sottoscrivendo l’analisi del leader leghista Matteo Salvini. "Si poteva e si doveva lavorare con tempistiche diverse", ammette. Poi smorza: "Tutto, però, fa esperienza. E non mi sono mai sentito isolato" dai partiti. "Io – spiega – ho tenuto alla mia indipendenza. I partiti, leali, hanno fatto il loro percorso, all’interno dello stesso campo di gioco abbiamo ruoli diversi".

Nessuna polemica, insomma. Nemmeno quando gli fanno notare l’assenza di esponenti del centrodestra nell’albergo del centro che ospita il suo quartier generale. Se i conti si faranno, sarà più avanti, a freddo. "Verranno i giorni delle riflessioni". Certo, avverte Battistini, "un’opposizione va fatta seriamente nei cinque anni prima e non nei cinque mesi prima".

Guardando all’immediato futuro, l’imprenditore assicura la presenza in consiglio comunale. Se come capo dell’opposizione, si vedrà. "Di certo, rimarrò. Si tratterà di capire chi fa cosa, ma sarò in consiglio".

Battistini sottolinea quindi il dato dell’affluenza, inferiore anche alla media nazionale. "Stando ai numeri, il laboratorio Bologna di Lepore – afferma – non ha convinto più della metà dei bolognesi". L’avversario "ha conseguito una vittoria netta, complimenti. Ma è un successo più per inerzia, non certo per acclamazione". Sotto le Due Torri, afferma Battistini, "il partito della stagnazione si conferma purtroppo vincente".

Il dato dell’astensione fa anche capire che "a Bologna ora si apre uno spazio enorme per un’opposizione seria e costruttiva, che muova dagli ideali. Se i partiti o chi rappresenterà l’opposizione vorrà mettersi in gioco sotto questa cifra io ci sono".

Battistini tiene a rilevare quindi il "dato oltremodo lusinghiero" della sua lista civica, ‘Bologna ci piace’, che sembra potere superare la percentuale di Forza Italia. La lista "è stata proposta a fine luglio – commenta l’imprenditore –. Io ero in pista da dicembre, ma la lista, l’organizzazione, la capacità di trovare 36 splendide persone che come il sottoscritto ci hanno messo la faccia, questo lo abbiamo fatto in un mese e mezzo, con agosto di mezzo. Per quello dico che c’è uno spazio enorme".

Bolognese doc, 65 anni, titolare della Bidieffe-rappresentanze industriali, cofondatore della Consulta delle associazioni familiari, sposato con quattro figli, a dicembre Battistini ha lanciato la sua corsa in solitaria senza essere un volto conosciuto in città. "Io sono partito da solo – ricorda –. Poi quando sono arrivati i partiti, la mia candidatura ha ricevuto una consistenza diversa".

Dieci mesi fa "ho offerto la mia autocandidatura alla città per un gesto ideale", afferma ancora Battistini. E – nonostante la sconfitta bruciante, inattesa nelle proporzioni – il risultato personale e della sua lista civica "fa capire che, in qualche maniera, la città ha capito e accolto la mia proposta".

A Bologna, sottolinea Battistini, "con queste elezioni è nato qualcosa di nuovo. C’è un candidato non di Palazzo, fuori dalle logiche dei partiti, che ha corso in una situazione non facile e che ha ottenuto un risultato lusinghiero. Credo che da qui dovremo ripartire".

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