Lotta agli stupefacenti a Bologna. Amato: "Sanzioni più severe per chi si droga"

Per il procuratore capo la strada da percorrere per combattere lo spaccio passa per la ‘punizione’ degli assuntori

Il procuratore capo Giuseppe Amato ha tracciato un bilancio sulla situazione dello spaccio

Il procuratore capo Giuseppe Amato ha tracciato un bilancio sulla situazione dello spaccio

Bologna, 18 ottobre 2021 - "Introdurre delle sanzioni più incisive per chi fa uso di stupefacenti, per combattere il fenomeno dello spaccio partendo dalla domanda". Lo sguardo ampio del procuratore capo Giuseppe Amato sul mondo della droga, partendo dall’inchiesta sui ‘fornitori’ dei festini tra giovanissimi sui Colli, si allarga a una riflessione di base: "Dobbiamo occuparci non solo di chi spaccia, ma anche di chi consuma. Con la normativa attuale che regolamenta l’uso personale, per chi fa uso di stupefacenti sono previste solo misure amministrative molto modeste, irrogate dalla Prefettura – spiega –. Nel momento in cui al divieto di fare uso di sostanze venissero associate delle sanzioni, pecuniarie o interdittive, anche l’assuntore avrebbe consapevolezza della sua responsabilità. Un ragazzo, di fronte al rischio di una ‘punizione’, come ad esempio il divieto di frequentare locali per un determinato periodo o il sequestro della macchina, probabilmente ci penserebbe due volte prima di fumare uno spinello".

La consapevolezza del rischio personale, per il procuratore Amato, è una strada da percorrere per sensibilizzare sugli ‘effetti collaterali’ connessi all’uso di sostanze. "È necessario uno sforzo collettivo: culturale, familiare e sociale per contrastare il consumo di droga – spiega –. E penso anche alla possibilità di una sanzione ‘retroattiva’: non solo per chi è sorpreso in flagraza a consumare, ma anche per chi risulta aver assunto sostanze, a seguito di analisi". Uso e abuso trasversali: l’inchiesta delle feste sui Colli è solo l’ultima puntata di una serie lunga, che vede ragazzi sempre più giovani approcciarsi non solo alle cosiddette ‘droghe leggere’, ma anche a sostanze sintetiche e cocaina.

"Con la Procura dei minori – puntualizza in merito il procuratore – lo scambio è quotidiano. La linea di demarcazione restano i 18 anni, ma oggi è possibile ravvisare comportamenti e costumi ‘adulti’ già in ragazzi molto più giovani". Che vanno resi consapevoli delle responsabilità connesse alle loro condotte. Una linea dura, da affiancare a una revisione della normativa sul piccolo spaccio, "che di fatto è ampiamente discrezionale", come prosegue il procuratore. "Noi abbiamo definito delle linee guida condivise con le forze dell’ordine per delineare le circostanze in cui si possono effettuare arresti per spaccio. Il rischio, infatti, è che il giudice, non ravvisando gli estremi, possa non convalidare il fermo. Grazie a queste indicazioni, non ci sono più scostamenti tra l’operato delle forze dell’ordine e della Procura e il sentimento dei giudici".

Ma lo spaccio, in città, non si riduce certo al pusher di strada: "Con la Dda c’è un’importante collaborazione – prosegue Amato –, che ha dato effetti concreti nelle ultime inchieste che hanno riguardato, ad esempio, il Pilastro. L’obiettivo che la Procura si pone, infatti, è arrivare all’origine del fenomeno, scavando ben oltre la superficie, oltre l’ultimo cavallo, per sradicare le organizzazioni criminali che gestiscono i traffici".  

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