Bologna, 30 maggio 2018 - C'è un tempo per piantare le tende e ce n’è un altro per lasciarsi alle spalle il passato e prepararsi a un radicale cambio di scena. Il tempo per restare un calciatore del Bologna Simone Verdi l’ha consumato da gennaio ad oggi: ed è stato un tempo prezioso, con buona pace di quei dirigenti che a Casteldebole quattro mesi fa quasi imprecarono per il suo mancato trasferimento al Napoli, salvo poi accorgersi che senza Verdi i 39 punti il Bologna non li avrebbe forse raggiunti, con tutto quel che ne sarebbe conseguito.
Partito Sarri, è arrivato Carletto da Reggiolo, uno che non aveva bisogno di sedersi sulle panchine di mezzo calcio d’Europa che conta per farsi conquistare dal talento purissimo del predestinato di Broni. Napoli, dunque, in pole-position: non foss’altro perché a gennaio i due club trovarono un accordo su tutta la linea e fu solo il no di Verdi a scompaginare i piani. Sulla base di un valore del cartellino oscillante tra i 20 e i 25 milioni (ai partenopei piacerebbe inserire Inglese come parziale contropartita), il club di De Laurentiis proverà a perfezionare subito l’affare, bruciando la concorrenza dell’Inter che Verdi continua sì a tenerlo nel mirino ma che, per motivi di bilancio, ha qualche difficoltà a chiudere l’operazione nell’immediato.
Bologna, puoi aspettarci?, pare abbia chiesto l’Inter. Ma a Casteldebole hanno una certa urgenza perché prima arrivano i soldi di Verdi e prima può decollare il restyling della squadra, da affidare quasi certamente nelle mani di Pippo Inzaghi. Nel frattempo per Verdi c’è la vetrina azzurra, intesa come Nazionale. I venti minuti finali di lunedì notte con l’Arabia Saudita hanno confermato che il talento è vivo e ben presente nei pensieri di Mancini. Venerdì c’è la Francia a Nizza, nel Balotelli Day, e sai mai che arrivi una maglia da titolare. In attesa dell’altro azzurro, quello con vista golfo.
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