Bologna Fc, la fiducia a Mihajlovic è servita a cena

Saputo, Fenucci e Bigon si sono ritrovati a tavola con Sinisa. Un modo per ricompattare l’ambiente in ottica Lazio

Sinisa Mihajlovic, 52 anni, ha cenato con Joey Saputo

Sinisa Mihajlovic, 52 anni, ha cenato con Joey Saputo

Bologna, 1 ottobre 2021 - Tavolo prenotato per quattro, tutti a cena con Sinisa. Tutti chi? Il presidente Joey Saputo, l’amministratore delegato Claudio Fenucci e il direttore sportivo Riccardo Bigon. Mentre i rumors tentano da giorni di apparecchiare un ribaltone in panchina (menù per tutti i palati, da De Rossi a Ranieri), ieri sera si è consumata una cena per ribadire che nel Bologna si naviga tutti nella stessa direzione.

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Certo, il mare è ancora in tempesta e la Lazio non è certo l’orizzonte più rassicurante, ma la società ha voluto stringersi attorno a Mihajlovic. Una cena per ribadire che il timone resta in mano al tecnico serbo e ci resterà anche oltre lo scoglio Sarri e oltre una sosta, quella per le nazionali, che da sempre si presta alle rivoluzioni. A Bologna, invece, non ci sarà nessuna rivoluzione. Almeno non adesso. 

La volontà di Saputo di partecipare in prima persona a un momento così complicato e di provare a dare una scossa all’ambiente si è espressa con l’addio di Walter Sabatini. Ma qui dovrebbe, appunto, esaurirsi. Il taglio del coordinatore dell’area tecnica è stato un modo - probabilmente il meno rovinoso - per fare un po’ di ordine. Da qui la scelta di accorciare e semplificare la filiera dirigenziale. C’era bisogno di un segnale e il primo l’ha dato lo stesso Saputo decidendo di prolungare la sua permanenza in Italia. Sarebbe dovuto ripartire a inizio settimana: poi la figuraccia del Castellani ha stravolto l’agenda presidenziale. Il Canada può attendere, magari anche fino alla gara di domenica contro la Lazio. Un modo, questo, per dimostrare quella vicinanza alla causa rossoblù spesso messa in dubbio dalla lontananza fisica.

Adesso, con questa cena a quattro, Saputo e i dirigenti mandano un altro segnale preciso, di grande compattezza attorno al loro allenatore. E attorno a un tavolo, ieri sera, si è cercato di ritrovare quella serenità evaporata di colpo dopo i sei gol presi con l’Inter e diventata bufera con la bruttissima replica offerta a Empoli. Il cielo, per carità, resta scuro sopra Casteldebole, i problemi della squadra sono lì dove li abbiamo lasciati: ma la classifica non ha cambiato né colore né tenore. Otto punti dopo sei giornate sono un inizio su cui tutti avrebbero messo la firma in estate, quando le strade del club e di Mihajlovic sembravano potersi dividere.

Per le stesse ragioni (tecniche ed economiche) per cui si è scelto di proseguire, non avrebbe senso separarsi ora, all’alba della stagione. Chiaramente ora il tecnico dovrà ripagare questa fiducia dimostrando di avere ancora in mano le redini della squadra e convincendo la società che il suo Bologna sia quello delle prime tre partite, quello solido di Bergamo, non il grissino schiacciato dall’Empoli. Lazio, Udinese, Milan e Napoli sono lì per questo. Ma intanto Sinisa può concedersi un sorriso: il conto non l’hanno fatto pagare a lui.  

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