Mihajlovic dopo l'incontro coi tifosi: "Era giusto chiarire, non ho offeso nessuno"

Vigilia della sfida contro il Sassuolo: "Le frasi sul pullman? Un modo per stemperare. Li ho feriti, mai mi sarei immaginato di chiarire qulalcosa coi tifosi del Bologna"

L'incontro tra Mihajlovic e i tifosi del Bologna (foto Schicchi)

L'incontro tra Mihajlovic e i tifosi del Bologna (foto Schicchi)

Bologna, 19 febbraio 2021 – “I tifosi hanno espresso le loro opinioni, mi hanno detto quello che dovevano farmi sapere. Mai avrei pensato di trovarmi qui per chiarire qualcosa con i tifosi del Bologna: se c’è una tifoseria con la quale ho e ho sempre avuto un bel rapporto è quella di questa città”.

Strappo ricucito, quindi, tra Sinisa Mihajlovic e tifoseria del Bologna, dopo l’incontro andato in scena nel tardo pomeriggio di ieri allo Stadio: “Se è successo significa che in qualche modo li ho feriti, che hanno sofferto, era giusto chiarire. Non mi è piaciuto il “pullman di pezzenti”: ho detto subito che non dovevo chiedere scusa a nessuno, perché non ho offeso né mancato di rispetto a qualcuno. La mia storia dice che quando faccio un errore chiedo pubblicamente scusa ma la storia di ieri del pullman è molto diversa”. Nessuna scusa, quindi, ma solamente un incontro per chiarirsi e spiegare le proprie posizioni: “Io sono uno straniero, ho un modo di pormi con gli altri diverso da quello degli italiani”.

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Le giustificazioni di Mihajlovic alle sue frasi non tardano ad arrivare: “Sì, ho detto 'quello tatuato, quello che ha 90 anni' , ma non ho dato loro dei pezzenti. Quando si va in pullman verso la partita alcuni preferiscono il silenzio, altri mettono la musica, sono modi diversi per stemperare. La frase sullo scudetto? Non era una presa in giro, ma quasi un complimento. Potevamo scendere per dare un segnale, quello è stato un errore”.

“In due anni e mezzo ho sempre dimostrato gratitudine e riconoscenza nei confronti dei tifosi, che ci sono sempre stati vicini. Anzi qualche volta avrei preferito fossero venuti al campo a insultarci, per darci una sveglia – prosegue Mihajlovic, che poi però non ci va giù leggero in termini di riconoscenza –. Tutti voi mi state ricordando quello che Bologna ha dato a Sinisa, ma c’è anche quello che Mihajlovic ha dato al Bologna: quando sono arrivato qui tutti avevano paura, società, dirigenti e giocatori per la classifica. Quando ho avuto la malattia mi sono fatto punture di cortisone per essere lucido e seguire la squadra in settimana e in campo. È stata una cosa bella ma reciproca, siamo pari”.

Pari e patta dunque, con Mihajlovic che dimostra quanto il Bologna gli stia a cuore: “Quando si perde sono il primo a essere incazzato, quasi come un tifoso: quando alleno una squadra, divento un suo tifoso. So bene, perché ho vinto la Coppa dei Campioni, quando c’era la guerra quanta soddisfazione, gioia e spensieratezza che possiamo dare ai tifosi in un momento come questo, con la pandemia in corso. Non so se resterò qui, ma al tifoso del Bologna vorrò bene per tutta la mia vita”.

Poi, finalmente, calcio giocato: già perché domani il Bologna è atteso dalla difficile sfida sul campo del Sassuolo, alle 20.45, con il compito di rifarsi dopo la gara contro il Benevento. “Le risposte vanno sempre date sul campo – dice Mihajlovic – siamo una squadra che deve sempre avere l’interruttore acceso: altrimenti succede come in Spezia-Milan, con una squadra di B che vince contro una squadra prima in classifica”.

Domani, per Mihajlovic, saranno 52 anni: “Non mi piace ricordarlo, ho una certa età: se dovessimo vincere sarà un bel regalo”. Sul futuro: “ A Bologna si sta bene, sono tranquillo e sereno: fino a poco fa non mi era mai neanche arrabbiato coi tifosi. Con la società un bel rapporto: innanzitutto penso a salvarmi, poi vedremo che fare, quali programmi ha la società. Io qui sto bene ma nella vita non si sa”.

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