Musa Barrow e il Bologna Fc: "Punto a segnare dieci gol"

Intervista all'attaccante: "Farò una grande stagione. Ero legatissimo a Mihajlovic, con Motta è cambiato il metodo, punta tanto sull’intensità e sul gruppo"

Bologna, 29 settembre 2022 - Quel sorriso è come un dribbling, una finta a cui abboccano tutti. A uno così vuoi bene per forza. E, infatti, a Casteldebole gli vogliono bene tutti. E’ il potere di Musa Barrow (video). Quando sbaglia, gli diresti le cose peggiori. Poi si inventa uno di quei gol alla Barrow e - bona - gli perdoni tutto. Vieni qui, abbracciamoci. Hai presente il calciatore tutto social e arroganza? Ecco, con Musa non c’entra nulla. Sound elegante, il suo, luci basse. Ha un’armatura, sì, ma è trasparente: rivela l’animo gentile che riveste. Lì, dentro quella corazza da gigante, c’è ancora il ragazzino che faceva notte a calciare un pallone sulle strade polverose del suo Gambia. E’ la sua forza, quella dei valori innati, del ricordarsi le radici. Ma può essere anche il suo limite, e lo è stato: perché quel ragazzino rischia di essere sbranato in quella vasca di squali che è un campo da calcio.

Musa Barrow, a Bologna 25 gol in 99 presenze (foto Schicchi)
Musa Barrow, a Bologna 25 gol in 99 presenze (foto Schicchi)

Musa, il suo ex allenatore Mihajlovic ripeteva spesso che lei ha un carattere troppo sensibile. Si riconosce in questa definizione?

"Ho lavorato con il mister più di tre anni, lui mi conosce molto bene. Se dice questo, vuol dire che lo ha visto ed è vero".

Cos’ha significato per lei l’addio di Sinisa?

"Io lo ringrazierò sempre, è merito suo se sono venuto al Bologna. Lui mi ha voluto in un momento particolare del mio percorso, quando dovevo crescere. E da quando sono qua, anche grazie a lui, sono cresciuto tantissimo. Col mister avevo e ho un ottimo rapporto".

Lo ha più sentito?

"Ho provato a scrivergli, ma non ce l’ho fatta. Non è facile, non trovi le parole. Ma non è che se non scrivi a una persona, vuol dire che non le vuoi bene. E questo lui lo sa. Ogni giorno che ci vedevamo a Casteldebole, scherzavamo: anche da lontano, appena mi vedeva, cominciava già a ridere. E’ stato un bellissimo rapporto, il nostro. E sono sicuro che ci rivedremo presto: e quando ci riabbracceremo sarà come sempre".

Il rapporto con Thiago Motta, invece, è all’inizio: che impressione vi ha lasciato fin qui?

"Ci ha subito trasmesso la sua mentalità: essere un gruppo, lavorare tutti assieme, aiutarsi in campo. Uno dei principi che ci ripete più spesso è: se alla fine uno fa gol, è merito della squadra. Per me è un onore lavorare con uno come lui che è stato un grande giocatore".

Ma quant’è cambiato il metodo di lavoro?

"Gli allenamenti sono cambiati, punta molto sull’intensità: perdi palla, subito devono reagire tutti insieme; quando abbiamo il possesso, serve pazienza per attaccare al momento giusto".

In questo le ricorda qualcuno?

"Sì, mi ricorda molto Gasperini che ho avuto a Bergamo. Vedo molte analogie nella tipologia di lavoro".

A lei Motta sta chiedendo qualcosa in particolare?

"No, il mister ti lascia libero, per lui la cosa importante è la squadra: alla fine i giocatori fanno la differenza, ma solo se giocano insieme, con lo stesso obiettivo".

Sveliamo l’arcano: esterno, punta, sottopunta, qual è il ruolo preferito da Barrow?

"Più vicino possibile alla porta (ride, ndr ). Mi fanno spesso questa domanda, ma io sono sempre disponibile a stare dove vuole il mister. Sono pronto, sono giovane, ho bisogno di giocare: non posso permettermi il lusso di dire ‘lì no, non voglio’".

Un’altra cosa che le chiedono spesso è quando tornerà il Barrow dei primi sei mesi in rossoblù…

"Io rispondo sempre a fine stagione, perché sono i numeri che parlano".

Intanto con la Fiorentina ha ritrovato il gol: ma con quell’esultanza chi voleva zittire?

"No, non era riferita a nessuno. I giocatori sono sempre criticati, è normale. Quando segni, è come una liberazione: ma, non volevo zittire nessuno".

Dove può arrivare quest’anno Musa?

"Sto bene, sono convinto di poter fare un buonissimo campionato per aiutare il Bologna. Ma anche quando stavo bene, non cercavo scuse: ci sono momenti in cui semplicemente la palla non entra e bisogna accettarli".

Poi ci sono anche momenti duri fuori dal campo, come quando suo cugino si ammalò gravamente di Covid.

"E’ vero, ho sofferto tantissimo per Aliyu, ma grazie a Dio è passato tutto. Lui per me è come un fratello, vive qua con me, siamo legatissimi".

Chi è la persona a cui deve di più?

"Mia madre. Lei è la persona più importante della mia vita: se sono arrivato dove sono, è merito suo".

Nel calcio, invece, chi è stato il punto di riferimento?

"E’ difficile fare un nome solo, in tanti mi hanno aiutato. Anche perché ogni volta che parti, lasci un gruppo, gli amici, un piccolo mondo che ti eri creato".

Intanto a Bologna ha ritrovato Sartori.

"Parliamo tanto, lui è importante per me. Mi sprona, mi dice sempre: puoi fare tanti gol".

E allora, sbilanciamoci: 10 reti per battere il suo record personale?

"Dieci? Sì, si può fare, mancano ancora tante partite".

Invece, a sentire il suo agente, c’è mancato poco che non finise al Torino in estate.

"E’ vero, le offerte mi sono arrivate, ma ormai il mercato è chiuso. Sono qua e penso solo a fare bene per il Bologna".

Ma è contento di essere rimasto?

"Certo, sono molto contento".

Dove può arrivare questo Bologna?

"Possiamo fare ottime cose, tutti noi abbiamo una grande voglia di migliorarci".

Fino ad arrivare ai famosi cinquanta punti?

"Abbiamo parlato di quel traguardo, ma ci concentriamo di più sul crescere come squadra, migliorare di gara in gara".

La prossima, però, è in casa della Juventus…

"Sono sicuro che faremo una bella prestazione. Quelle contro le grandi, sono le partite più facile da preparare e le più belle da giocare. Non hai nulla da pensare: e se vinci una gara così, puoi cambiare tutta la storia del tuo campionato".