Bologna Fc, ritiro punitivo con sfuriata. La dirigenza sta con Donadoni

Lavata di capo di Bigon, Fenucci, Di Vaio e Donadoni ai giocatori. "Chi non cambia atteggiamento sarà fuori"

Roberto Donadoni e Marco Di Vaio

Roberto Donadoni e Marco Di Vaio

Bologna, 10 aprile 2018 - Al Bologna la pazienza è finita. Mirante e compagni se ne sono accorti nella mattinata di ieri, quando il diesse Riccardo Bigon è entrato nello spogliatoio al fianco dell’ad Claudio Fenucci, del club manager Marco Di Vaio e del tecnico Roberto Donadoni per una sfuriata alla squadra.

La sconfitta di Crotone, per come maturata, ha messo la parola fine al credito di fiducia che la dirigenza aveva dato alla squadra solo un mese fa, di fronte agli scricchiolii con Spal e Atalanta. Impossibile passarci sopra e allora tutti in ritiro: da questa sera fino alla gara con l’Hellas Verona e se i rossoblù non vorranno prolungare la clausura dovranno fornire un’adeguata risposta domenica al Dall’Ara, sotto gli occhi del proprietario, atteso in città. E’ il primo ritiro punitivo dell’era Saputo: tutti in un hotel dell’hinterland, con trasferimenti a Casteldebole per gli allenamenti, che riprenderanno domani. 

La decisione è stata comunicata nel primo pomeriggio di ieri dal club, attraverso un comunicato ufficiale. La scelta, però, era maturata tra la serata di domenica e la mattinata di ieri, tempo utile alla dirigenza per annodare i fili del recente passato e riflettere sul da farsi. Il ritiro lo aveva proposto Donadoni già all’indomani del ko con l’Atalanta, il 12 marzo scorso. All’epoca, alcuni giocatori espressero dubbi sul provvedimento e la dirigenza si ‘schierò’ dalla loro parte, dando un credito di fiducia allo spogliatoio.

Con i pareggi con Lazio e Roma, la squadra sembrava aver dato dimostrazione di maturità e di aver fatto valorizzato quel credito. Il nuovo crollo di Crotone, però, ha dimostrato come la lezione sia già stata dimenticata e ha fatto riflettere la dirigenza sul fatto che forse, Donadoni, aveva colto in anticipo i segnali che la squadra stesse staccando la spina. 

A poco sono valse le scuse e l’assunzione di responsabilità nell’immediato dopo partita di Poli e De Maio, che hanno difeso l’allenatore facendo autocritica. Basta parole. Servono i fatti: bisogna dimostrare sul campo di seguire un allenatore che ha colpe e responsabilità sullo stato attuale delle cose, ma ha sempre fatto da parafulmine ad ogni critica e ai momenti negativi: solo per questo, la squadra avrebbe qualcosa da restituirgli in questo finale di stagione. La dirigenza, insomma, si schierata apertamente dalla parte del tecnico. Il segnale era giunto già nel dopo gara, quando i messaggi filtrati anche da parte dei giocatori erano di difesa del tecnico. 

Nessun cofronto. Quella di ieri della dirigenza rossoblù è stata una sfuriata, una lavata di testa in piena regola: d’ora in poi, chi non mostrerà il giusto atteggiamento sarà fuori dai giochi. Nel presente e nel futuro, considerato che il mercato è alle porte. Solo chi darà tutto e dimostrerà di tenere alle sorti della squadra e della piazza può avere un futuro. 

L’obiettivo è cambiare faccia in vista di una gara chiave, come quella con l’Hellas, per chiudere il discorso salvezza, dopo l’ennesima occasione fallita per provare a rilanciare il traguardo decimo posto. L’obiettivo è pure quello di regalare una soddisfazione a Saputo, che domenica sarà al Dall’Ara. Il patron aveva avuto modo di toccare con mano le difficoltà nei rapporti tra parte dello spogliatoio, il tecnico e la piazza. 

Il segnale è lanciato: la dirigenza sta con Donadoni. Il prossimo futuro dirà se questo segnale sia arrivato in tempo per evitare ulteriori complicazioni.

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