Sabatini: "Amo Bologna, ho un debito da ripagare"

"Faremo solo una cessione, al massimo due: per tenere in ordine i conti, ma Saputo ci ha già detto di reinvestire per rinforzarci"

Migration

Bologna, 24 marzo 2021 - Walter Sabatini, dicono che lei si sia innamorato di Bologna.

"Io amo la città, e voglio restituire quello che mi dà. A Bologna sanno che sono immunodepresso e mi hanno creato una cortina intorno per non farmi prendere il Covid".

Addirittura.

"Ieri stavo facendo una passeggiata, mi ha fermato un signore fin troppo generoso nei complimenti. Con me c’era un’amica che ha ingaggiato una battaglia personale col signore per fargli tirare su la mascherina. Lui mi ha chiesto: ma chi è? Io ho risposto: la mia terapeuta. In realtà è la moglie di un altro dirigente".

Riesce a vivere la città?

"Abito una via che un tempo ospitava un postribolo, era la strada delle prostitute. Un posto meraviglioso, va benissimo. E da lì con cento passi arrivo ovunque io voglia andare, domino Bologna".

Il flirt è iniziato leggendo Pasolini in piazza Verdi per il compleanno numero 110 del club?

"Purtroppo il Covid ci ha reclusi tutti, quella per me era un’emozione forte grazie a Giorgio Comaschi, adoro Pasolini. E’ stato un orgoglio leggerlo su un palco, non era presunzione, era trasporto: l’ho voluto fare per stabilire un livello di complicità con la città. E lo rifarò, Covid permettendo".

Con i tifosi invece ha anche discusso.

"E’ vero, ho detto che ero incavolato con loro e lo ridirei ancora perché in quel momento volevo proteggere la mia squadra. Mi avevano accolto come un imperatore, poi c’è stato un corto circuito per quelle parole. in quel momento sentivo troppa sfiducia ed ero arrabbiato con i tifosi arrabbiati. Quando ho sentito che prendere o meno un attaccante al mercato di gennaio avrebbe influenzato l’umore della tifoseria, ho preso una posizione che non era contro la piazza, era in favore della squadra. Che io difenderò sempre con il linguaggio che conosco, senza offendere nessuno. Prima di demolire Barrow devono demolire i miei polmoni, che già sono malmessi. Quindi non sarà una grande fatica".

A più 12 sulla terzultima con 10 gare da giocare, è ora di cominciare a parlare di futuro. Quale sarà il suo, dato il contratto in scadenza?

"Direi a Bologna, me lo auguro. Mi vedo ancora qui perché a Bologna sento di poter fare delle cose e incidere, insieme a Bigon, Marco Di Vaio, Claudio Fenucci e tutti gli altri".

Riuscirete ad accontentare Mihajlovic?

"Chiariamo una cosa: non c’è dicotomia o distonia tra noi e il mister. Non è che se noi lo accontentiamo lui resta e in caso contrario no. Anche perché le sue richieste sono tollerabilissime: non ci ha mai fatto nomi di calciatori o campioni, ma caratteristiche di calciatori che gli servirebbero. Noi vediamo il calcio come Sinisa e Sinisa lo vede come noi, capendo in che direzione vanno il calcio e l’economia".

Come si gestiscono le voci di mercato sui tanti giovani di valore che oggi ha il Bologna?

"Intanto (detto col sorriso, ndr) sperando che siano vere...Il prestigio di un club passa anche dalle scelte di mercato che fa. Se ci fosse un interesse concreto dei grandi club per i nostri giocatori da un lato dovrebbero essere felici i tifosi, che poi però direbbero ‘non vendeteci i migliori’ e avrebbero ragione".

Come vi comporterete?

"Non venderemo i migliori: venderemo ‘un’ migliore, al massimo due. Perché dobbiamo tenere i conti a posto, ripianare le perdite e trovare i soldini da reinvestire".

Non sarà facile sistemare tutti questi tasselli.

"Di sicuro Saputo non porterà a casa dei soldi. A me in carriera è successo di far portare a casa dei soldi, e anche parecchi, ai miei presidenti: ma Saputo i soldi che entreranno dal mercato in uscita ci ha già chiesto di reinvestirli bene. Ed è quello che faremo".

Ci può anticipare come?

"La squadra verrà integrata con 2-3 giocatori di età media, con esperienza alle spalle e la qualità tecnica necessaria a migliorare il valore dell’organico".

Un finale di stagione altisonante potrebbe convincervi a non cedere nessuno?

"E’ una possibilità. Diciamo che una cessione non è obbligatoria, ma consigliabile".

E qualora queste dieci partite fossero deludenti?

"Stravolgere il gruppo diventerebbe un obbligo: perché se non sei all’altezza adesso non lo sarai nemmeno il prossimo anno. Io però vedo tutte le premesse per un finale all’altezza".

Purtroppo vediamo tutti un Orsolini sgonfio.

"A Orso dico sempre: semplifica il tuo modo di giocare e non incasinarti da solo".

Da Svanberg a Poli, da Danilo a Palacio, sono tante le partite dei rinnovi.

"Con i giovani in scadenza nel 2023 ti puoi anche sedere e rinnovare, per tutti gli altri ci sarà da vedere quello che loro vogliono da noi e quello che noi vogliamo da loro".

(hanno collaborato Massimo Vitali e Marcello Giordano)

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro