Sinisa Mihajlovic, il migliore. E' lui il simbolo del 2019

Sotto la sua guida il Bologna ritrova tecnica e anima. A luglio l’annuncio della malattia, dato a voce alta, senza paura: dalla trincea del Sant’Orsola continua a guidare i suoi ragazzi

Il tecnico del Bologna, Sinisa Mihajlovic (FotoSchicchi)

Il tecnico del Bologna, Sinisa Mihajlovic (FotoSchicchi)

Bologna, 31 dicembre 2019 - Se ci fosse un Oscar al merito sportivo non disgiunto dal tributo che si riconosce alla grandezza morale non c’è dubbio che sotto il cielo di Bologna un solo uomo avrebbe i titoli per alzare quella statuetta: Sinisa Mihajlovic. Il 2019 che si chiude è stato il suo anno: l’anno di Sinisa. 

Cominciato ereditando una squadra sull’orlo della retrocessione, proseguito ridandole in poco tempo un’identità tecnica, un’anima e una robusta iniezione di autostima, e concluso, a maggio, con un trionfale decimo posto in campionato. E quando ormai tutta la città, calcistica e non, aveva fatto del Sinisa-allenatore un bolognese adottivo per un’impresa sportiva che aveva ridato orgoglio al popolo rossoblù ecco che in un drammatico e afoso pomeriggio di luglio si è inaugurata una seconda parte della storia che ha fatto del Sinisa-uomo un gigante rispetto al pur ciclopico Sinisa-allenatore. "Ho la leucemia – fu la rivelazione choc del tecnico, che quel giorno, con la squadra appena partita per il ritiro di Castelrotto, radunò i giornalisti a Casteldebole per annunciare l’imprevedibile svolta del destino –. La mia sarà una battaglia difficile ma la vincerò, guardando in faccia la malattia".

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Guardando la leucemia dritto negli occhi Sinisa ha così inaugurato la sua coraggiosa battaglia. Una partita giocata con la flebo al braccio e il coltello tra i denti, su un prato che non era più quello del Dall’Ara bensì la stanza asettica dell’Istituto di Ematologia del Sant’Orsola, con alleati fedeli e preziosi che sono stati i medici e gli infermieri del reparto ma soprattutto la moglie Arianna e le figlie Viktorija e Virginia, con cui il serbo ha fatto fronte unico contro la malattia. Da quella inattesa trincea Mihajlovic ha affrontato due cicli di chemioterapia che gli hanno fatto perdere più di dieci chili, minandone il fisico ma non lo spirito. Lo stesso spirito indomito (e un po’ follemente incosciente) con cui il 25 agosto, nel giorno del debutto in campionato dei rossoblù col Verona al Bentegodi, si è presentato a sorpresa nell’hotel del ritiro, commuovendo e insieme choccando dirigenti e calciatori. "Non mi reggevo in piedi e in panchina sembravo un fantasma – racconterà poi –. Ma avevo fatto una promessa ai ragazzi e ho voluto mantenerla".

Flash dal suo 2019 che sta per chiudersi. Sinisa a Casteldebole a fine gennaio, nel giorno della sua presentazione, quando dice che "per salvarsi al Bologna serve un mezzo miracolo, ma a me le sfide impossibili piacciono". E poi: Sinisa portato in trionfo a fine maggio, dopo la vittoria col Napoli nell’ultima giornata di campionato, supplicato dai propri giocatori e dalla curva Bulgarelli di restare. E ancora: quel maledetto 13 luglio a Casteldebole, quando gli è toccato svelare al mondo la malattia. Ma anche, e soprattutto, il 29 ottobre, che è il giorno in cui il trapianto di midollo osseo gli ha ridato una speranza concreta e lo ha restituito progressivamente a una vita normale. E poi ci sono i giorni senza data in cui, dalla sua stanza d’ospedale, Sinisa non ha mai rinunciato ad allenare la sua squadra a distanza, "anche quando avevo quaranta di febbre", come racconterà dopo essere uscito dal Sant’Orsola. Proprio in queste ore Sinisa ha ringraziato, con una lettera toccante, il deputato del Movimento Cinque Stelle Nicola Provenza che in Parlamento nei giorni scorsi ne aveva pubblicamente elogiato l’esempio. "La ringrazio per aver dato voce al mio messaggio in una sede così importante", le parole del tecnico rossoblù. Che anche ieri ai lettori del Carlino e ai cittadini ha trasmesso i suoi auguri: "Grazie bolognesi, buon anno a tutti". Grazie a te, Sinisa, per averci insegnato come si combatte la malattia. E anche per averci fatto chiudere il 2019 con un nono posto in classifica: il che non guasta mai. 

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