Bologna-Spal, due mondi a confronto nel derby di domenica

Saputo guida una multinazionale, Colombarini è l’imprenditore locale diventato globale

A sinistra Saputo e a destra Colombarini

A sinistra Saputo e a destra Colombarini

Bologna, 13 ottobre 2017 - C’è tutto il calcio e forse tutta la Storia con la maiuscola, in questo derby dell’altro mondo. Perché la sfida di domenica tra Bologna e Spal non sarà soltanto un cozzar di parastinchi sul campo e di passioni tumultuose sugli spalti. Nel romanzo di una partita speciale c’è il passato che torna per sfidare il futuro, ma è difficile dire da che parte stiano l’uno e l’altro. Lo spettacolo del Dall’Ara è la multinazionale che affronta il miracolo quasi artigianale nato nella provincia profonda, è lo zio d’America (del Canada, vabbè) contro l’imprenditore locale diventato globale, è l’anglo-francese di Saputo contro il dialetto di Colombarini, abbracciati in un sogno costoso come quello della serie A. Forse l’unico momento in cui anche i due bravi uomini d’affari mettono in pausa il loro pragmatismo attestato dai successi imprenditoriali.

Benvenuti al primo derby del terzo millennio, nel quale storia locale e fantascienza si fondono, e servirebbe la penna di un Guareschi per raccontare meglio il miracolo fatto in casa della Spal, o una canzone della canadese Celine Dion, magari ‘My heart will go on’, il mio cuore andrà avanti, per descrivere l’impegno non solo economico che ci sta mettendo Saputo. Così vicini e così lontani, in tutti i sensi.

C’è voluto un avvocato di New York per convincere un italiano nato a Montreal a salvare la storia del Bologna immettendo capitali da capogiro senza certezze di un ritorno immediato, c’è voluto l’avvocato sindaco di Ferrara e un incontro fortunato al Rotary, nel 2013, per mettere al sicuro la tradizione della Società Polisportiva Ars et Labor, non prima di aver fatto un pellegrinaggio d’umiltà dalla città alla provincia. Perché i Colombarini avevano portato la Giacomense in Lega Pro, e a loro si rivolsero le autorità del capoluogo quando Ferrara si stava inabissando.

Il resto è cronaca sportiva spalmata sugli anni della rimonta, è capacità tecnica e di gestione del gruppo che da Masi San Giacomo, paese di 600 anime, ha riportato il Mazza tra i teatri del grande calcio. E proprio per queste origini non ‘cittadine’ ha dovuto a volte fronteggiare anche un po’ di diffidenza, nonostante i successi industriali raccontino di un’azienda che produce laminati, la Vetroresina, capace di crescere dalla sua fondazione a Quartiere di Portomaggiore nel 1968 fino ad aprire stabilimenti in Brasile e negli Stati Uniti, con un fatturato di oltre 50 milioni di euro nel 2016.

I Saputo, secondo la bibbia economica di Forbes, nel 2016 avevano un patrimonio familiare di 10,61 miliardi di dollari, e oscillano costantemente intorno alla posizione 300 nella classifica delle più ricche al mondo, una fortuna costruita da papà Lino partendo con una bicicletta per vendere i formaggi. Il figlio Joey usa spesso l’aereo privato per venire a Bologna, Francesco Colombarini non smette di parlare in dialetto, ha un piccolo zoo personale e si ritrova con gli amici al bar per giocare a carte. Uno è perfettamente inserito nel fenomeno dei capitali stranieri che caratterizza il calcio moderno, l’altro ha riportato la Spal dove merita senza mai lasciare Portomaggiore. Due modi alternativi di fare calcio che per novanta minuti dovranno spartirsi lo stesso mondo, nella forma di un pallone.

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