Giuse The Lizia vince il premio di QN-Carlino dedicato a Dalla: "Ho Bologna nel cuore. Lucio, genio inimitabile"

Giuseppe Puleo, 21 anni, siciliano trapiantato in città, scelto dalla giuria per la rassegna ‘Ciao’. Un po’ rapper un po’ cantautore, studia Giurisprudenza all’Alma Mater: "Pazzesco, è ancora più bello ricevere qui questo riconoscimento"

Giuse The Lizia, al secolo Giuseppe Puleo, 21 anni

Giuse The Lizia, al secolo Giuseppe Puleo, 21 anni

Bologna, 3 marzo 2023 – “Il mio sogno? Continuare a vivere tutto come lo sto vivendo. Ho la fortuna di avere le giornate piene, mentre vedo tanti miei coetanei in balia in un periodo di crescita e di cambiamento: non sanno dove andare. Io ho la musica, l’università, torno a casa la sera distrutto, ma… E’ proprio questo il bello". Può un ragazzo di 21 anni desiderare con tutto se stesso di continuare a lavorare, a vivere un sogno da cui non vuole essere svegliato? Sì, se si parla di Giuse The Lizia, al secolo Giuseppe Puleo, nato e cresciuto in quella fornace di cultura che è Bagheria, a Palermo. Un po’ rapper con la chitarra, un po’ cantautore sul beat: alla base, l’amore incondizionato per la sua Bologna, città adottiva che l’ha accolto e non sembra volerlo più abbandonare. E’ lui il vincitore del premio speciale di QN - il Resto del Carlino per un giovane talento profondamente legato alle Due Torri.

Giuse, come mai proprio Bologna?

"Mi sono trasferito dopo il liceo, a 19 anni. Inizialmente non avevo idea che sarei diventato musicista, sono venuto per studiare e mi sono iscritto a Giurisprudenza. Poi a settembre 2020 tutto è cambiato…".

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Una ‘sliding door’ è apparsa sotto i portici?

"Ho mandato una mail all’etichetta ‘Maciste Dischi’ ed è arrivata l’opportunità che aspettavo. La musica è sempre stata parte di me, Bologna mi ha aiutato molto: vivere la città mi ha spinto a scrivere, è un crocevia unico. Se fossi restato a Palermo, anche per questioni logistiche e di spostamenti, non avrei avuto le stesse chance".

‘One more time’, ‘Sincera’ e ‘Cara vita’ sono le prime anticipazioni del nuovo disco in uscita. Cosa raccontano di lei?

"Sono tre canzoni molto diverse tra loro a livello di ‘sound’, ma resto sempre me stesso, con la mia scrittura e il mio background. ‘Sincera’ è il pezzo che ho scritto partecipando a ‘Sanremo Giovani’ e racconta la mia parte più ‘urban’, più rap, più funky. ‘One more time’ è invece un brano più introspettivo, in cui descrivo le difficoltà del cambiare città e di riuscire a mantenere ancora saldi gli affetti".

Da ventenne è difficile fare musica e avere un rapporto continuativo con gli amici?

"Credo sia anche una questione caratteriale: per me non è stato facile continuare a sentire gli amici, confortarli dopo una separazione d’amore, chiedere loro come stiano andando gli esami universitari".

Continua ancora la facoltà di legge?

"Certamente".

Sembra che in lei convivano anime molto differenti, sia a livello personale, che musicale.

"Non ho un’impostazione rigida, mi piace spaziare nella scrittura e nei suoni. Sono tre i mondi da cui attingo: c’è l’indie rock, con cui sono cresciuto; il cantautorato italiano; e una parte più hip hop, tra Fabri Fibra, Club Dogo, Marracash".

C’è chi avrebbe apprezzato questo macrocosmo di creatività: chi era per lei Dalla?

"Un mostro sacro. Ho sempre visto in lui, come in Battiato, la capacità di raccontare il mondo poeticamente, di rendere tutto incredibile a partire dai piccoli gesti e dalle scene quotidiane, sia quando si parla di un volto, sia quando si arriva a una storia d’amore. Credo che se oggi provi a scrivere come scriveva Lucio Dalla, risulti un po’ un cog*** (ride, ndr): è inimitabile".

Ricevere un premio in suo onore che effetto fa?

"E’ pazzesco, e confesso che è il primo riconoscimento che vinco. Mi ha stupito perché, quando si inizia a fare musica, hai tanti feedback positivi da chi ti segue, ma resta il timore di affacciarsi al grande pubblico. Ed è ancora più bello che il premio sia legato al mio rapporto con Bologna: ormai è la mia casa".

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