Bologna, il Primo Maggio dei sindacati in piazza Maggiore / VIDEO

“Lavoro e sicurezza“, chiede dal palco il vescovo Zuppi. Un tema ripreso dai segretati provinciali di Cgil, Cisl e Uil

La manifestazione organizzata da Cgil, Cisl e Uil in piazza Maggiore a Bologna (Foto Schicchi)

La manifestazione organizzata da Cgil, Cisl e Uil in piazza Maggiore a Bologna (Foto Schicchi)

Bologna, 1 maggio 2018 - Primo maggio di orgoglio e voglia di rivalsa in piazza Maggiore, per i troppi lavoratori e le lavoratrici che ancora muoiono per portare a casa il salario. E’ il terma nazionale scelto da Cgil, Cisl e Uil, che a Bologna è stato declinato in chiave europea, grazie all’intervento di Johann Horn, segretario della Ig Metall di Ingolstadt, la città di Audi. Che sul palco ha voluto parlare in Italiano, perlomeno nei saluti, strappando un sorriso e molti applausi alla piazza: “Grazie Cgil, Cisl e Uil - ha detto - che mi hanno permesso di partecipare alla festa dei lavoratori in questa piazza meravigliosa e in una città con una così grande tradizione sindacale“.

Horn ha portato in piazza l’esperienza delle 28 ore appena varate in alcune grandi imprese tedesche e di un sistema di flessibilità di lavoro che faccia meglio conciliare tempi di vita e di lavoro per i dipendenti, con la possibilità di tramutare i premi di produzione in giorni liberi, così come sta avvenendo in Lamborghini e Ducati.

E’ al suo secondo Primo maggio in piazza anche monsignor Matteo Maria Zuppi, che a margine con i giornalisti ha ricordato le troppe morti sul lavoro e “il peso che ancora oggi ha sul lavoro la fatalità, sintomo di mancanza di garanzie”. Ma “lavoro e sicurezza - ha spiegato il vescovo - non possono non andare insieme”. Il primo welfare che c’è, ha ammonito Zuppi dal palco “è portare a casa la pelle”. Applausi per lui dalla piazza dei sindacati, con Giuliano Zignani che, scherzando, a proposto: “Quando nascerà un sindacato unitario di Cgil, Cisl e Uil faremo a lei, monsignore, la prima tessera”.

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E di unità sindacale ha parlato l’assessore all’economia, Marco Lombardo, sul palco a fare le veci del sindaco Virginio Merola, che cita Gianni Rodari (“il primo maggio è il giorno più bello della storia”) e a Usb che ha scelto di festeggiare da sola in piazza dell’Unità manda a dire “è un peccato, perché il lavoro è un diritto di tutti e dividere questa piazza indebolisce i lavoratori”.

Molto Pd in piazza, in compenso, dopo qualche disamoramento degli anni passati, quando teneva banco la lotta di Cgil sul Jobs Act. Si fa vedere di buon mattino con la famiglia l’assessore alla cultura, Matteo Lepore, e a seguire il dibattito arriva anche l’assessore alla sicurezza, Alberto Aitini. In piazza il segretario dl Pd e neo-deputato, Francesco Critelli con Luigi Tosiani, il consigliere regionale Antonio Mumolo. Nel pubblico anche l’ex assessore Riccardo Malagoli.

Dal palco con i rappresentanti delle segreterie nazionali, Fausto Durante (Cgil), Roberto Benaglia (Cisl) e Antonio Foccillo (Uil), protagonisti i tre segretari generali bolognesi: Maurizio Lunghi, Cgil, Danilo Francesconi, Cisl e Giuliano Zignani, Uil. Lunghi pone l’accento sugli infortuni sul lavoro, quelli noti e quelli sommersi, come lo stillicidio delle morti per amianto, che “solo in Emilia Romagna ha causato 128 morti nel corso del 2017”. O i tanti riders senza diritti che “non hanno alcun tipo di tutela, e se hanno un incidente in moto o in bici durante le consegne, non hanno tutele: si devono arrangiare”. Da qui l’importanza di “inserire il tema della salute nelle nostre contrattazioni, al pari del contrasto alla disoccupazione”.

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Dei riders parla anche Zignani, preferendo il loro nome, per intenderci meglio: “Li chiamiamo riders - ammonisce - ma sono fattorini, che a comando sono costretti a subire situazioni di lavoro ai limiti, ragazzi senza contratto di lavoro, conseguenza di “un mercato che anche a Bologna subisce l’arrivo delle multinazionali con al centro il profitto e non l’uomo”

Torna sul tema sicurezza in conclusione Francesconi, che spiega “la sicurezza è il cuore del lavoro”, tema da tenere in testa alla battaglie sindacali perché “nessuno deve rischiare la vita per poter lavorare, ma si deve semmai poter lavorare per vivere meglio”. Da qui la sfida: “Dobbiamo cambiare una cultura e l’approccio al lavoro del mondo dell’impresa”, perché è inaccettabile che “in una fase di tenue ripresa si debba assistere a un incremento così alto degli infortuni e delle morti sul lavoro”.

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