Bologna, 22 aprile 2011 - POCO DOPO avere dato forfait alla cerimonia per l’anniversario della Liberazione della città, giovedì, Virginio Merola è andato in visita al Cup. L’assenza del candidato sindaco del centrosinistra in piazza Nettuno sta provocando polemiche e aspre critiche; specie perché a ‘bucare’ l’evento non è stato il candidato leghista (appoggiato dal Pdl) Manes Bernardini, il meno atteso ma, sorprendentemente, l’unico presente all’incontro con i reduci dell’Anpi. No, a disertare il 66esimo anniversario di quel lontano 21 aprile del ’45 in cui Bologna fu liberata dai nazifascisti è stato proprio lui, Merola, l’alfiere del Pd. Senza contare tutti gli altri candidati, civici e non, assenti pure loro. Ma il vuoto che s’è sentito di più è senza dubbio quello dell’esponente del centrosinistra, la parte politica più vicina alla Resistenza e ai suoi valori.

«ERO INDISPOSTO», si è difeso Merola, che fino a lunedì ha annullato tutti gli impegni per il «perdurare dell’indisposizione», come ha annunciato il suo ufficio stampa. E su Facebook Virginio ha ‘postato’: «Mi prendo un riposo intelligente per Pasqua, così torno in servizio pronto per festeggiare il 25 aprile come si deve. Tranquilli, tornerò in forma per la battaglia finale. W l’Anpi e tuoni contro la destra». Ma in molti hanno storto il naso, visto che la Liberazione non era tra i suoi appuntamenti in agenda giovedì e che, nel pomeriggio, Merola è andato a un dibattito al circolo Atc Dozza, per poi annullare i restanti appuntamenti della giornata. Quel che non si sapeva, perché non segnato nell’agenda ufficiale e non reso noto dall’entourage del candidato Pd, è che verso mezzogiorno il candidato ha fatto visita alla sede di Cup 2000, in via del Borgo di San Pietro.

LA CERIMONIA della Liberazione è iniziata alle 10, per finire verso le 11. Un’ora dopo, Merola, le cui condizioni erano evidentemente migliorate, ha varcato la soglia della società specializzata nella sanità elettronica, finita ripetutamente sui giornali lo scorso anno nell’ambito del Cinzia-gate, l’inchiesta che ha costretto alle dimissioni l’ex sindaco Flavio Delbono. Nulla a che vedere, ovviamente, con Merola e con la visita di ieri. Il candidato del centrosinistra è stato accompagnato dal direttore generale Mauro Moruzzi nei centri nevralgici del Cup e si è fatto illustrare gli ultimi progetti in corso, fra i quali il fascicolo sanitario elettronico del cittadino. Terminato il tour, l’ex assessore della giunta Cofferati ha quindi lasciato via del Borgo di San Pietro.

A MOLTI bolognesi non è però ‘andata giù’ l’assenza ingombrante alle celebrazioni del 21 aprile. Giancarlo Calzolari non l’ha presa benissimo: «Sta un po’ ‘sbarellando’... Non sappiamo se davvero è stato poco bene, in ogni caso ha fatto male. Dalla gaffe sul Bologna in serie B in avanti — commenta —, soltanto repliche». Ad Enrico Righi non torna qualcosa. Lui ricorda di persona quel giorno nel 1945, con il dito rievoca la piazza di allora. «Il 21 aprile non è sempre stata festa tradizionalmente di sinistra?», si interroga. «Secondo me se vuol prendere dei voti — aggiunge — Merola è bene che partecipi agli eventi cittadini, con o senza indisposizione».
Molto severo anche il giudizio di Nella Arveda, ex insegnante, secondo cui quella del candidato del centrosinistra «è stata una defezione grave, non di meno se la responsabilità del buco in agenda è dello staff: cosa accadrebbe da sindaco?». Qualcuno, come Luigi Dalle Donne, apre una timida linea di credito: per lui, da un fatto isolato non si può giudicare la solidità di un candidato. Atos Solieri contesta: «Uno scivolone può passare, due mica tanto, ora siamo alle comiche! Se uno si dimentica questi appuntamenti qui, a sem a post!».
Ancor più categorico Marco Venturi: «Mi dispiace che Merola sia rimasto a casa, era un avvenimento importante per la città che si candida a governare. Spero di sbagliarmi, ma intanto è un passo falso».