25 aprile a Marzabotto e Monte Sole, Fico: "Festa che deve unire"

Il presidente della Camera: "La nostra Costituzione e la nostra Repubblica nasce dalla resistenza, dalla lotta al fascismo e al nazismo"

Roberto Fico, presidente della Camera, a San Martino di Monte Sole, a  Marzabotto

Roberto Fico, presidente della Camera, a San Martino di Monte Sole, a Marzabotto

Bologna, 25 aprile 2022  - "Oggi per me è importantissimo essere qui, ricordare e festeggiare il giorno della Liberazione, perché caratterizza noi italiani, come popolo, è una festa che deve unire sempre tutti perché la nostra Costituzione e la nostra Repubblica nasce dalla resistenza dalla lotta al fascismo e al nazismo. E se noi oggi possiamo vivere e lavorare serenamente nel nostro Paese lo dobbiamo ai tanti che sono morti". Così il presidente della Camera Roberto Fico, a Marzabotto. 

Lo storico parco di Monte Sole fu teatro della più grande strage di civili avvenuta durante la seconda guerra mondiale per mano nazifascista.  Alla commemorazione partecipano oggi migliaia di persone. 

IL COMMENTO / 

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Celebrazione del 25 aprile a Monte Sole
Celebrazione del 25 aprile a Monte Sole

La lettera di Liliana Segre

"Resistere è necessario". Lo ribadisce più volte Liliana Segre in una lettera inviata alle centinaia di persone che hanno deciso di salire a Monte Sole per celebrare il 25 aprile. Secondo la senatrice a vita solo se si riconosce il diritto della resistenza su può dare un senso alle 775 vittime, per lo più civili, che furono uccisa dall'esercito tedesco in quella che la storia dice essere una delle stragi più efferate che i nazisti abbiano compiuto durante la seconda guerra mondiale. 

La questione delle armi all'Ucraina

Le modalità con cui sostenere i popoli che resistono ad una invasione stanno animando il dibattito politico e anche in una giornata dove l'antifascismo e la libertà uniscono, le sfumature sono diverse quando si scende dai principi alla pratica. "Inviare le armi in Ucraina - spiega il presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico - è stata una scelta coraggiosa. Del resto non possiamo non sapere che se oggi i nostri figli possono andare a scuola o se tutti possono essere curati negli ospedali lo dobbiamo alla Resistenza e alla Liberazione e non possiamo permettere che altri popoli subiscano la prepotenza di un nemico, ma dobbiamo sostenerli nella loro lotta per la libertà".

La sindaca di Marzabotto e presidente del Partito Democratico Valentina Cuppi non è così convinta della forza delle armi. "La pace la si ottiene solo con il dialogo - a parlare è la stessa Cuppi - e noi candidiamo Monte Sole a luogo di incontro tra ucraini e russi perché si arrivi ad un accordo che ponga fine alla guerra. Vogliamo la pace non solo per l'Ucraina, ma per tutti i popoli che si ritrovano a fare i conti con le sofferenze di un conflitto. L'Europa deve promuovere la pace e la fine di tutte le guerre e accogliere tutti i rifugiati indipendentemente dalla loro nazionalità".  

Il sopravvissuto alla strage

Sul palco con le autorità, oggi, è salito anche Ferruccio Laffi, novanticinquenne sopravvissuto alla strage, che prima della cerimonia ha salutato il presidente Fico, sottolineando l'importanza di non dimenticare e di continuare a fare memoria.

Le parole dal palco sono state interrotte solo dagli applausi dei presenti e dalle note della banda. Fico ha voluto rimarcare l'importanza "di non dare nulla per scontato" e di celebrare la Resistenza, "radice" della Costituzione.

Valentina Cuppi, ha poi citato l'impegno contro la guerra, di Gino Strada e di David Sassoli. Presenti in prima fila anche i delegati della Fiom Cgil che hanno seguito la vertenza della Saga Coffee. 

Gli interventi di Berizzi e Nori

Il pubblico si è commosso durante il discorso di Paolo Berizzi, giornalista di Repubblica che dal 2017 vive sotto scorta in seguito alle minacce di gruppi neofascisti, e di Paolo Nori, scrittore di Parma, il cui corso su Dostoevskij era stato annullato dall'università Bicocca di Milano pochi giorni dopo l'inizio dell'invasione russa in Ucraina. Nori ha concluso il suo intervento recitando una poesia di Nino Pedretti, di Santarcangelo di Romagna, in provincia di Rimini.

"Non è per via della gloria, che siamo andati in montagna, a far la guerra. Di guerra eravam stanchi, di patria anche. Avevamo bisogno di dire: lasciateci le mani libere, i piedi, gli occhi, le orecchie; lasciateci dormire nel fienile, con una ragazza. Per questo abbiam sparato, ci siamo fatti impiccare, siamo andati al macello col cuore che piangeva, con le labbra tremanti. Ma anche così sapevamo che di fronte a un boia di fascista noi eravam persone, e loro marionette". 

 

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