
Da sinistra, Matteo Di Benedetto (Lega); Valentina Castaldini (FI); Francesco Sassone (FdI)
"I referendum di domenica e lunedì voluti dalla sinistra? Strumenti ideologici e propagandistici, usati più per dinamiche interne al campo avversario che per risolvere problemi reali dei cittadini". Non ha dubbi Francesco Sassone, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, che definisce le scelte di non ritirare le schede (copyright della premier Giorgia Meloni) o di non andare alle urne "legittime, visto che la possibilità di astenersi è prevista dalla Costituzione specialmente in un referendum abrogativo dove è essenziale il raggiungimento del quorum". Una posizione che condivide anche la Lega con il capogruppo in Comune Matteo Di Benedetto che cita anche il riferimento normativo: "È stata la stessa Consulta con la sentenza 173 del 2005 a interpretare l’articolo 48 nel senso che l’astensione dal voto, in quanto scelta politica e di voto, è diversa dalla mancata partecipazione, e (l’astensione) costituisce una forma di esercizio del diritto di voto “significante“".
FdI e Carroccio, poi, criticano anche i volantini per il ’Sì’ al referendum affissi nelle scuole e al Pincio della Montagnola. "Un’aperta violazione delle regole sulla propaganda elettorale e del rispetto degli spazi pubblici autorizzati", tuona il meloniano Sassone, mentre Di Benedetto festeggia la rimozione dei volantini dalle Laura Bassi. Linea chiara anche dagli azzurri con la consigliera regionale Valentina Castaldini: "Forza Italia ha assunto fin da subito una posizione chiara rispetto ai referendum abrogativi, e cioè l’astensione. Non si tratta di disimpegno, ma di una scelta politica consapevole, finalizzata a non far raggiungere il quorum su quesiti che richiederebbero un’attenzione profonda e un dibattito serio e articolato. Il mondo del lavoro è profondamente cambiato e Forza Italia lo affronta con responsabilità, partecipando al confronto con le parti sociali e sostenendo risultati come quello ottenuto dalla Cisl con la legge sulla partecipazione". Sul tema della cittadinanza, poi, "è evidente che non si può liquidare una questione così delicata cancellando una riga di una legge del 1992", conclude Castaldini.