Elezioni, senza Calenda più posti per i dem ma collegi meno sicuri

De Maria, Merola e Zampa tornano in pole. Bonaccini avverte Letta: "No a paracadutati in città". Mazzoni: "Candidati legati al territorio"

Bologna, 8 agosto 2022 - La telenovela del centrosinistra con lo strappo di Carlo Calenda cambia il risiko delle candidature. Se ieri mattina alcuni dei nomi forti del Pd erano dati in calo per logiche di alleanze, il fatto che si sia smarcato dal campo progressista il leader di Azione – che avrebbe ottenuto il 30 per cento dei seggi – per i dem in corsa gli spazi aumentano. Il bicchiere, però, resta mezzo vuoto per il partito: senza Calenda, anche i collegi bolognesi rischiano di diventare contendibili, come analizzato dall’Istituto Cattaneo.

La segretaria provinciale dem, Federica Mazzoni, con il segretario nazionale Enrico Letta
La segretaria provinciale dem, Federica Mazzoni, con il segretario nazionale Enrico Letta

A parte quello di Bologna città, dato per blindato per il centrosinistra, i collegi di ’montagna’ e ’pianura’ potrebbero diventare più rischiosi. E pure quello del Senato, stando a qualche segretissimo sondaggio che gira in ambienti dem, potrebbe non essere così certo. Nel Pd il borsino delle candidature pende in positivo per Andrea De Maria, l’ex sindaco Virginio Merola, Sandra Zampa, e potrebbe essere più facile la gara anche per Francesco Critelli della minoranza. Resta, però, la preoccupazione per il risultato elettorale, con lo spettro del 2018 evocato da diversi dem.

Letta furioso, previsioni fosche. Ora nei collegi sarà una disfatta

Da qui, la scelta dei candidati per l’uninominale – senza il campo largo – va fatta in modo oculato. Tradotto: coi paracadutati si rischia.

Lo sa bene il governatore Stefano Bonaccini che, dopo aver sbottato per il balletto delle alleanze sabato, ieri, sconcertato dallo strappo di Calenda, ha avvertito Letta: "Ora trovi le ragioni con gli alleati che rimangono di indicare una proposta al Paese per fare qualcosa per l’Italia, non contro qualcuno. E mi auguro non venga la tentazione di scaricare paracadutati nei territori perché adesso bisogna giocarsela in ogni collegio o con persone della società civile che abbiano una grande autotevolezza e stima da parte degli elettori oppure con coloro che nei partiti sono molto radicati nei territori".

D’accordo la segretaria provinciale dem, Federica Mazzoni: "Il Pd deve fare il Pd. Nessuna agenda altrui da inseguire. È necessario parlare ai cittadini per convincerli con una squadra di candidati/e riconosciuti nel territorio". Carica le truppe il segretario regionale dem, Luigi Tosiani: "È il momento di mettere al centro le nostre idee, le proposte e l’agenda del Pd. Pensiamo all’Italia, diamo centralità e forza ai territori. Stupisce la rottura di un patto sottoscritto solo pochi giorni fa". Infonde ottimismo il deputato De Maria: "Avanti con il Pd. Per il Paese. per i valori della Costituzione".

Intanto sui nomi nazionali, rimangono fermi quelli della presidente dem e sindaca di Marzabotto Valentina Cuppi e Elly Schlein (in quota Articolo 1), mentre tramonta l’ipotesi di Gianni Cuperlo in città. Resta l’incognita di Pier Ferdinando Casini che corse col Pd (di Renzi) nel 2018, mentre è probabile che al posto del Richetti di turno (era il più papabile dei calendiani), potrebbe arrivare qualche nome di Sinistra italiana, Verdi o +Europa. Difficile, però, che corrano i big Nicola Fratoianni, Emma Bonino o Angelo Bonelli, visto che se resta valido il patto elettorale, i leader di partito non potranno correre negli uninominali. Ma – come dice qualche dem – in questa campagna elettorale tutto può succedere.

Da Sinistra italiana il coordinatore regionale Michele Bonforte, non esclude che possa correre in città (o in regione) negli uninominali qualche nome della società civile, sindacalisti di base o dei movimenti per la pace. Tra i Verdi, invece, continua a circolare la possibilità di una discesa in campo di Silvia Zamboni, consigliera regionale di Europa Verde.

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