Pd Emilia Romagna, Tosiani e Mazzoni: "Rifondiamo il partito, serve una nuova sinistra"

Il segretario regionale: "Non vogliamo la nostra autodistruzione". La leader dem di Bologna: "Letta? Non serve cercare capri espiatori"

Bologna, 26 settembre 2022 -  A casa del Pd di Bologna si guarda avanti. "È necessario che i dem attraversino il deserto, perché così sapremo davvero cosa vogliamo essere e dobbiamo fare", apre le danze la segretaria provinciale del Pd, Federica Mazzoni. Non manca un po’ di autocritica, ma nessuno mette in mezzo Enrico Letta perché non serve a niente cercare "capri espiatori, ma fondare una nuova sinistra".

Preferisce non entrare nel dibattito congressuale Mazzoni ("con i nomi non si risolvono i problemi"), così come il segretario regionale dem Luigi Tosiani che non si sbilancia né su Stefano Bonaccini, né sulla sua vice (ora eletta deputata) Elly Schlein: “Vedremo quali saranno i tempi, ma sarà quella la sede di discussione“.

Federica Mazzoni, Enrico Letta e Luigi Tosiani (archivio)
Federica Mazzoni, Enrico Letta e Luigi Tosiani (archivio)

Di certo, insiste Tosiani, “le responsabilità non sono mai di una sola persona“. I due leader Pd non entrano nel tema alleanze, sebbene entrambi siano favorevoli a un allargamento del campo, ma sottolineano l’importanza e il peso del Pd locale, primo partito a Bologna e in Emilia-Romagna.

Con oltre il 33 per cento sotto le Due Torri alla Camera e quasi al 30 per cento al Senato, è, invece, al 28 per cento in regione, segno che – come dice Tosiani – per un nuovo Pd si può ripartire dal nostro territorio. “Qui abbiamo dato un contributo importante per costruire l’alternativa democratica, che può far sì che da opposizione poi si costruiscano le basi per diventare maggioranza del Paese“, assicura il leader dem regionale.

Di certo la pattuglia emiliano-romagnola in Parlamento sarà corposa. Tutti vinti, infatti, gli uninominali a Bologna e, in totale, almeno una quindicina tra deputati e senatori da tutta la regione. Insomma, in sintesi, si deve ripartire da qui, ma per “fare il Pd, riscoprire le ragioni che lo hanno fatto nascere“, senza pensare di andare oltre: “Non credo sia un progetto superato”. E se anche Tosiani ne riconosce i problemi, reesta una certezza: “Non va premuto il pulsante dell’autodistruzione”. Del resto, “siamo il primo partito in regione- ricorda Tosiani- non lo eravamo cinque anni fa”.

Anzi, “siamo l’unica ragione dove siamo il primo partito”. Non solo. La ‘coalizione Bonaccini’ (con dentro Terzo polo) sarebbe “maggioranza nella nostra regione. E in alcune città governiamo anche coi 5 stelle”, segno che “quando il Pd è forte e capace di unire l’affermazione che ottiene è importante”.

Certo, fa male la sconfitta per una cinquantina di voti della vicesegretaria Ouidad Bakkali nell’uninominale a Ravenna. Così come quella a Modena di Aboubakar. “Sapevamo che i due collegi era assolutamente contendibili, perchè furono molto complicati anche l’altra volta”, spiega Tosiani senza nascondere il divario tra città e periferia di cui soffre il Pd. Un esempio? Modena è una delle città tra le più fedeli ai dem (il partito raggiunge il 34%), ma in provincia soffre parecchio. Per questo rincuora la vittoria “non scontata” di Ilenia Malavasi nel reggiano e quella di Enza Rando sempre nel modenese “oltre a quella di Andrea De Maria” al fotofinish nel temuto collegio di Carpi. Sorridono già da domenica notte, i candidati all’uninominale Virginio Merola (Camera, Bologna città), Angelo Bonelli (Camera, collegio Imola), Pier Ferdinando Casini (Senato, Bologna città).

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