Firme M5s, Marco Piazza: "Sorpreso, a processo per 7 firme irrilevanti"

La difesa del vicepresidente del Comsiglio comunale, rinviato a giudizio: "Non merito l'autoosospensione e non mi dimetto"

Il grillino Marco Piazza,  vicepresidente  del Consiglio comunale

Il grillino Marco Piazza, vicepresidente del Consiglio comunale

Bologna, 19 luglio 2019 - “Ho appreso del rinvio a giudizio e sono rimasto parecchio sorpreso, perché effettivamente non me lo aspettavo per una questione abbastanza inconsistente. Sono due capi di accusa che a mio avviso, lo abbiamo anche evidenziato, sono incompatibili tra loro". È il commento di Marco Piazza (video), vicepresidente del Consiglio comunale, che dovrà andare a processo per le firme raccolte in occasione delle elezioni regionali del 2014. “Non c’è un elemento di dolo né soggettivo – sottolinea Piazza parlando con i giornalisti in Comune –, perché io non avevo alcun interesse, non ero candidato a quelle elezioni e non avevo un movente personale”. Il consigliere pentastellato, poi, sottolinea che si parla di “sette firme assolutamente vere, non sono irregolari. Quello che viene contestato nel secondo capo d’accusa è l’autenticazione, che sarebbe stata fatta fuori dal Comune di Bologna”.

Quelle in questione “non sono firme di passanti. Io avrei autenticato le firme di miei amici, di persone che sono attiviste e hanno fatto con me la campagna elettorale, quindi – continua Piazza – non esiste nemmeno che io potessi avere un dubbio sull’intenzione di queste persone”, che hanno “tutte riconosciuto le firme”. Secondo Piazza, insomma, “mancano i presupposti di base dell’azione penale”.

Poi c’è la questione della permanenza nel Movimento. Piazza attende il giudizio del probiviri del M5s sul suo destino all’interno del movimento. “La valutazione la faranno i probiviri, i miei avvocati manderanno loro tutti i documenti – dichiara il vicepresidente del Consiglio – e spero sinceramente che, valutata l’inconsistenza del caso, anche se c’è stato un rinvio a giudizio”.

Piazza, infatti, vista l’inchiesta a suo carico si era da tempo autosospeso dal movimento. Tradotto: “Ho concentrato la mia attività su quella istituzionale”, cioè sulla vicepresidenza dell’aula di Palazzo D’Accursio. Una decisione, quella dell’autosospensione, presa “quando ancora non era uscito il nostro regolamento”, sottolinea il grillino: poi il regolamento è entrato in vigore “e il mio caso non rientrava neanche tra quelli per cui è prevista l’autosospensione”.

Poi c’è il tema dell’incarico da vicepresidente del Consiglio. In questo caso “la valutazione è della capigruppo. Io sono sempre stato estremamente trasparente con loro e anche con i presidenti di commissione, ho sempre riportato ogni fase di questo procedimento e ho avuto sempre fiducia da parte loro”, afferma Piazza: “Quindi anche in questa nuova fase, alla prossima capigruppo, che ormai sarè dopo l’estate, riporterò la cosa e vedremo”.

Nel frattempo, “io non ho in animo di dimettermi, ma naturalmente ho il massimo rispetto delle istituzioni, della capigruppo e della conferenza dei presidenti – afferma il grillino – e se loro valuteranno che questa cosa è così grave, spiegandomi anche dov’è la gravità”, allora “volentieri” si aprirà il tema dimissioni.

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