Elezioni 2021 Bologna, Gualmini: "L’astensione? Anche dai grillini"

L’eurodeputata sul voto per il sindaco: "Vincente l’idea di Lepore di una coalizione larga. Ma non è detto che funzioni nel resto del Paese"

Gualmini

Gualmini

Bologna, 10 ottobre 2021 - Un riconoscimento – "Lepore è stato bravo e tenace, la sua coalizione larga è stata un’idea vincente per Bologna" – e un avvertimento: non è detto che la medesima alleanza funzioni nel resto d’Italia, considerata soprattutto l’alta astensione degli elettori 5 Stelle anche sotto le Due Torri. L’eurodeputata dem Elisabetta Gualmini commenta così il voto che ha decretato Matteo Lepore sindaco, a coronamento di una corsa iniziata più di un anno fa.

Alla fine il voto di Bologna è andato come tutti prevedevano. Sorpresa?

"Beh, quella di Lepore è stata una vittoria davvero straordinaria, anche e soprattutto per l’entità del distacco da Battistini. Mi sono congratulata con lui e penso che la sua proposta di una coalizione larga di centrosinistra, incentrata sulla difesa dei diritti e del lavoro, è stata una idea vincente per la città".

Le priorità ora quali sono?

"Il legame tra Comune e Città metropolitana: Matteo ha fatto una buona mossa nell’iniziare a far convergere la macchina amministrativa dei due enti. È un esempio di visione larga di cui oggi Bologna ha molto bisogno e che dovrà portare a una gestione dei fondi del Pnrr come leva per nuovi investimenti e non per integrare quelli già a bilancio. Anzi, spero di incontrare presto Lepore a Bruxelles proprio per iniziare a lavorare insieme su questo tema".

In Consiglio comunale c’è stato un deciso ricambio, anche dentro il gruppo Pd.

"Sì, sono state elette persone di valore: c’è una squadra di giovani molto interessante, che ha voglia di lavorare sul territorio. Senza dimenticare alcuni risultati notevoli come quello di Emily Clancy".

A offuscare in parte il successo è l’astensione da record.

"Guardando i dati dal 2011 ad oggi, in termini di partecipazione sono stati persi 20 punti percentuali, passando dal 71,4% della prima elezione a sindaco di Merola al 51 di quest’anno. Significa che l’astensionismo ha colpito tutti. E benché il nostro dato sia in linea con le altre grandi città non possiamo certo essere soddisfatti che la metà dei bolognesi abbia scelto di stare a casa. Oggi i cittadini sono convinti che il grosso delle politiche che incidono sulla loro vita quotidiana sia decisa a livello nazionale o addirittura europeo: bisogna recuperare la dimensione locale della politica".

Il non voto non è solo ‘colpa’ del centrodestra allora?

"Senz’altro l’astensionismo di questa tornata elettorale è stato asimmetrico e in gran parte dovuto a quell’area, i cui elettori hanno rinunciato ad andare a votare per una candidatura che evidentemente non hanno giudicato all’altezza. Però c’è un altro dato interessante, che riguarda il flusso consistente degli elettori grillini verso il non voto. E anche qui una riflessione va fatta".

Tradotto?

"Forse non erano così convinti dell’alleanza del Movimento con il Pd o del progetto complessivo per la città. Lepore ha recuperato tutti i voti possibili dall’alveo del centrosinistra a Bologna, ma non i loro".

L’esperienza bolognese è già stata proposta come modello per il centrosinistra in ottica 2023. Può funzionare?

"Attenzione, perché le grandi città non rappresentano tutto il Paese. La sperimentazione fatta qui non è detto che funzioni nel resto d’Italia. Anche se va detto che il Pd è tornato a essere un partito in salute, grazie al lavoro di Enrico Letta che secondo me è il vero vincitore di queste elezioni a livello nazionale".

Nemmeno il caso dell’esclusione dei ribelli ha penalizzato più di tanto i dem.

"È stato l’unico errore di strategia in una campagna elettorale ottima. Un errore che un po’ mi ha stupito, anche perché la regola minima in politica è che quanto più sei forte, tanto più devi includere: l’idea di avere ridotto il significato delle primarie mettendo un veto su nomi e cognomi nella lista dem è stato un errore, a cui va messo rimedio. Il Pd deve salvaguardare la sua natura pluralistica e il senso delle primarie, che significano che c’è una maggioranza che vince e che poi include, con determinati pesi, chi ha perso".

 

 

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