Matteo Renzi a Bologna, l’ex premier boccia l’autonomia regionale

Pienone per il ritorno in città. Frecciata a Bonaccini: “Un percorso che io non avrei mai fatto”

Renzi con il sindaco di San Lazzaro, Isabella Conti

Renzi con il sindaco di San Lazzaro, Isabella Conti

Bologna, 17 febbraio 2019 - Nuovo libro, vecchie polemiche. In una mattina, Matteo Renzi fa due pienoni, si dice pronto a trasformarsi in “gregario che porta le borracce”, ma poi non resiste a pungere velenosamente Stefano Bonaccini, impegnato nella spinosissima partita dell’autonomia regionale. “È una discussione che è stata aperta col governo Gentiloni, non con quello Renzi”, allarga le braccia l’ex premier: “Io non ho mai apprezzato quel disegno e di conseguenza rispetto il percorso che stanno facendo, ma non l’ho fatto e non l’avrei fatto”. Ruggini tra due che solo qualche anno fa erano vicinissimi e oggi, invece, viaggiano su latitudini opposte. Bonaccini non avrà gradito, ed è un eufemismo, perché negli ultimi giorni gli attacchi contro la scelta dell’Emilia-Romagna stanno piovendo più dal Pd che dalla maggioranza.

Il governatore ha risposto per via indiretta, senza citare Renzi: “Conviene chiarire alcune cose: si parla delle tre proposte di Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto come se fossero un tutt’uno, ma non è vero, basta leggere”. Tradotto: non c’è nessuna intenzione di fare la secessione dei ricchi, ovvero l’accusa di questi giorni. “Il nostro progetto – ha proseguito – è pienamente nel solco costituzionale e non chiediamo un euro in più di quello che già oggi spende lo Stato, né vogliamo togliere alcunché ad altri, ma pretendiamo di essere messi nelle condizioni di fare bene e fare meglio”. Mentre Bonaccini scriveva la sua versione su Facebook, Renzi si godeva la seconda folla della giornata. Ad ascoltarlo a San Lazzaro centinaia di persone: in prima fila gli irriducibili Maria Elena Boschi, Francesco Bonifazi ed Ernesto Carbone, ma anche Pier Ferdinando Casini (con mamma) e il segretario bolognese dem, Luigi Tosiani. E poi la truppa renziana di Bologna: il braccio destro Benedetto Zacchiroli (ultima vedetta a Palazzo Chigi, dato che il suo incarico scadrà nel 2020), la consigliera regionale Manuela Rontini, la sorella Benedetta (ex assessore a Castenaso) e anche l’ex segretario Francesco Critelli che si è avvicinato nell’ultimo anno. In fila per gli autografi spuntano Nicoletta Mantovani e il compagno Filippo Vernassa.

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A fare gli onori di casa il sindaco di San Lazzaro, Isabella Conti: “Grazie Matteo per avermi sostenuto durante la vicenda della colata di Idice”. Lui la spinge verso il voto di maggio: “Avete un sindaco che fa un lavoro straordinario, la sua rielezione dipende da voi”. Quindi, interrotto a più riprese da una platea entusiasta (dove a fare da capopopolo è l’ex staffetta Flora Monti, 87 anni: “Signora, facciamo un ticket e ovviamente comanda lei”, sorride Renzi), racconta la sua visione di riscatto del Paese, contro “l’incompetenza e la cialtroneria” del Governo: “Con me 14 trimestri consecutivi di crescita, poi sono arrivati loro e siamo finiti in recessione”. Assicura che non serba più rancore o rabbia, anche se a volte è difficile credergli: “Chi mi ha fatto la guerra, pensando di riavere la ‘ditta’, non solo non la riavrà, ma ha consegnato il Paese al Matteo sbagliato”.

Poi il gran finale, citando l’immortale scambio di borracce tra Bartali e Coppi: “Io ho 44 anni, sono già un ex, non mi preoccupo di cosa farò da grande, ma dobbiamo avere la forza e l’orgoglio di dire a chi ci governa che non ci arrendiamo: non è importante chi farà il capitano e chi il gregario”.

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