Bologna, 6 ottobre 2021 - "E’ stata una liberazione. E un po’ una ricompensa per due anni di servizio in cui non ho mai chiesto niente in cambio. E in cui spesso non ci è stato mai riconosciuto niente. Per cui è bello misurarsi con un abbraccio collettivo fatto da 2.500 persone". E’ uno della lista del Pd che non ha la tessera del Pd a essere stato il più votato...tra i dem, in Consiglio comunale a Bologna. Ed è Mattia Santori, leader di quel movimento chiamato ‘Sardine’ che dal 14 novembre 2019, quando ‘occupò’ Piazza Maggiore a Bologna in risposta alla discesa di Matteo Salvini in città, ha cambiato un po’ i connotati della politica. E ora quei connotati cambiano anche per il Palazzo di Città a Bologna, con la sardina che non solo entra in aula, ma lo fa pure con una wild card per la giunta. Santor i, soddisfatto dei 2.586 voti? Se l’aspettava? "Molto soddisfatto e non me l’aspettavo. La campagna elettorale è stata molto difficile. Sei trattato da favorito, non ti viene perdonato nulla, hai 14mila haters sotto i post sui social...Per non parlare poi dei commenti sotto al post della mia amica Jasmine Cristallo. Quando un candidato viene zittito dallo squadrismo social, e poi parla di contenuti e sui media non c’è nulla, e invece viene dato risalto a scivoloni o presunti tali..." Campagna elettorale in salita, ma risultato pieno però. "Se le dico che è stata in discesa mentirei. Raggiungere quelle cifre lì dentro al Pd è un grande risultato, avevo co-candidati molto forti". Genitori sollevati? Qual è stata la loro reazione? "Abbiamo aspettato insieme i risultati al centro sociale Due Agosto. Anche per loro è stata una festa, dopo due anni di cattiverie che hanno subito a causa mia. Sanno che ci tenevo, mi hanno visto soffrire in questi due anni e sanno i sacrifici che ho fatto. Vedermi sorridere è stata una bella ricompensa". Adesso che si fa? Il civismo con lei entra a Palazzo per ribaltare la politica? "Il dato sull’affluenza ci dimostra che il dato sulla partecipazione politica è ancora molto indietro, ed è un lavoro che io credo di aver dimostrato di saper fare. Si può fare in due modi: con dei ruoli istituzionali che non sarò io a scegliere, con la ricostruzione di una forza politica sul territorio. Su entrambi i fronti mi sono preso un impegno due anni fa e voglio mantenerlo. Matteo Lepore, il nuovo sindaco, sa bene quali sono le mie capacità e deciderà lui come metterle a frutto nella sua squadra. Fino a oggi ha sempre mantenuto le promesse". Quali? "Che sarebbe entrato il civismo in Consiglio. Fatto. Che la sua coalizione avrebbe guardato a sinistra. Fatto. Adesso è il momento di portare il civismo in giunta. Ora deciderà lui". Lei spera di entrare in giunta? "Chiunque ci spera, credo sia fisiologico. Ho 34 anni, negli ultimi 10 ho lavorato sul territorio, ho riqualificato cinque campi da basket, ho organizzato mobilitazioni da 100mila persone, concerti da 40mila. Non sono così pivello come dicono, ed è anche giusto riconoscere un ruolo all’interno della squadra". Il totogiunta la dà già in pole. "Lepore non mi ha promesso nulla, mi ha solo detto che bisognava misurarsi con le elezioni e poi tirare le somme". Da Bologna un segnale al Pd nazionale? "La vittoria, per come è stata raggiunta, farà molto bene al Pd bolognese e nazionale. Dà forza a Letta per continuare nell’apertura, e legittima il percorso vincente del Pd di Bologna".